CATANIA – Il Tribunale di Catania, sulla base delle risultanze della consulenza tecnica d’ufficio (CTU), ha condannato l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania a risarcire la sorella di un uomo deceduto nell’agosto 2017 nel Presidio Ospedaliero di Biancavilla. L’Azienda ospedaliera è stata ritenuta responsabile per la morte del paziente, di soli 37 anni, a causa delle gravi omissioni diagnostiche e terapeutiche commesse dal personale sanitario che lo aveva in cura.
Morì dopo tre giorni dal ricovero all’ospedale di Biancavilla
Il caso riguarda un uomo che, poco prima di Ferragosto, febbricitante e incosciente, fu trasportato d’urgenza in ambulanza al Presidio Ospedaliero di Biancavilla. All’arrivo, gli fu assegnato un codice “giallo mediamente critico” e diagnosticato uno “stato grave di disidratazione, denutrizione e febbre in paziente anoressico“. Dopo essere stato sottoposto a vari esami, fu ricoverato e decedette in meno di tre giorni.
La sorella della vittima, assistita dagli avvocati Luigi Randazzo e Giuseppe Carnabuci, dopo aver tentato invano di risolvere la questione in modo transattivo, si rivolse al Tribunale di Catania chiedendo il risarcimento per le gravi omissioni nelle cure del paziente e per lo stato di abbandono in cui era stato lasciato durante il ricovero.
La sentenza del Tribunale di Catania
Il Tribunale di Catania ha osservato che: “Le gravi condizioni di salute del sig. Mario (nome di fantasia) al momento dell’arrivo in ospedale avrebbero dovuto indurre i sanitari a eseguire esami diagnostici specifici e ad approfondire le cause del suo stato, in modo da tentare cure adeguate per evitare il decesso”.
Secondo la consulenza tecnica d’ufficio: “Dalla documentazione disponibile, insieme a quanto riportato nell’atto di citazione riguardo all’esame autoptico (non allegato al fascicolo documentale), è possibile attribuire il decesso del sig. Mario a un’insufficienza cardiorespiratoria acuta causata da una tromboembolia polmonare in un soggetto disidratato e malnutrito. Infatti, sin dal suo ingresso nel pronto soccorso dell’ospedale di Biancavilla, il sig. Mario presentava condizioni cliniche gravemente compromesse, rappresentate da disidratazione e malnutrizione, era scarsamente collaborante e mostrava segni e sintomi indicativi di una condizione patologica sia cardiaca che polmonare”.
Inoltre: “Un adeguato monitoraggio diagnostico-terapeutico durante i tre giorni di ricovero presso l’ospedale di Biancavilla avrebbe potuto aggravare la probabilità di un esito negativo (cioè la morte) in un paziente già di per sé difficile da inquadrare, che sin dall’ingresso in pronto soccorso presentava condizioni cliniche compromesse”.
Asp di Catania condannata a risarcire la sorella della vittima
Secondo il Giudice: “Riferendosi al paradigma concettuale del ‘più probabile che non’, possiamo affermare che il sig. Mario abbia effettivamente perso delle chances di sopravvivenza, e cioè delle concrete opportunità favorevoli per evitare l’evento morte, che statisticamente aveva”.
Il Giudice ha dunque condannato l’Azienda Sanitaria Provinciale a risarcire il danno da lesione del rapporto parentale patito, ordinando il pagamento in favore della sorella dell’importo di 43.836 euro in valori attuali, oltre agli interessi legali dal 14/o8/2017 alla data della sentenza sulla somma devalutata e rivalutata annualmente secondo l’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, nonché dalla data della sentenza fino al saldo sulla somma liquidata in sentenza. L’Azienda è stata inoltre condannata al pagamento delle spese legali e di CTU.
La sentenza di primo grado del Tribunale potrebbe ancora essere oggetto di appello.