CATANIA – Una busta con un foglio contenente minacce di morte sotto la porta d’ingresso della sede dell’associazione I Siciliani giovani, nel quartiere San Cristoforo a Catania.
Il fatto, accaduto il giorno del 25° anniversario della morte del giudice Paolo Borsellino, ma divulgato solo oggi, non scoraggia affatto il responsabile Giovanni Caruso, che si dichiara a tutti gli effetti sereno, in quanto la polizia sta effettuando le indagini, e che ha affermato come il giorno in cui tutto ciò è accaduto non sia solo una coincidenza.
La causa di questa sconcertante vicenda risalirebbe infatti allo scorso 14 luglio quando, in un noto locale vicino al castello Ursino venne presentato l’ultimo numero della rivista, nel quale Caruso parlò dei beni confiscati alla mafia.
E oltre a ciò nella stessa occasione si discusse anche del fatto che il Giardino di Scidà, altro bene confiscato alla mafia, in zona Borgo, a breve verrà aperto e proprio l’associazione si è aggiudicata la gestione dello stabile, dopo il varo di un bando.
A esprimere solidarietà anche l’associazione Cittàinsieme: “La mafia ha paura di perdere potere e soldi. Ma i suoi aderenti sono vigliacchi. Lo dimostrano anche le ultime manifestazioni quali la profanazione della statua di Giovanni Falcone e i danni causati alla stele del giudice Rosario Livatino. A Catania la vigliaccheria si manifesta spesso e in tanti modi. L’uccisione di Pippo Fava ne fu l’espressione più tragica. E ancora oggi continua a rendersi palese anche attraverso atti intimidatori, come la busta contenente una copia dei Siciliani giovani e minacce di morte recapitata il 19 luglio, giorno del 25° anniversario della Strage di Via D’Amelio, nella sede del Gapa, che ospita il giornale a Catania. Minacce rivolte ai redattori e al suo direttore, Giovanni Caruso. A lui e a tutti i collaboratori de ‘I Siciliani Giovani’ rivolgiamo la nostra solidarietà e vicinanza. Sostenere le loro lotte e riconoscere il loro impegno sono la forma più efficace per rispedire queste minacce vigliacche ai mittenti, dei quali ci auguriamo le autorità riescano al più presto ad individuarne nomi e cognomi”.
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