Micropaesaggi, a Catania la strategia della “politica della bellezza”

CATANIA – «Nonostante gli enti pubblici soffrano al momento di scarse disponibilità economiche, è comunque possibile continuare a operare per migliorare la qualità della vita nelle nostre città, attraverso investimenti contenuti e sostenibili destinati a piccole operazioni architettoniche»: l’affermazione del presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Catania Giuseppe Scannella è un incoraggiamento, uno stimolo costruttivo dettato da quello spirito di servizio che da anni i professionisti della categoria dimostrano nei confronti del proprio territorio. Gli architetti intendono infatti richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla strategia possibile dei cosiddetti “micropaesaggi”, fortemente connessa alla realtà dei tempi attuali e alla “politica della Bellezza”, così definita dal mecenate Antonio Presti, che ieri pomeriggio è stato ospite dell’Ordine insieme al catalano Jordi Bellmunt Chiva – riconosciuto tra i più grandi paesaggisti europei – e ad Agata Buscemi, che opera nel suo studio di Barcellona.

 

Cos’è un micropaesaggio? «È un piccolo intervento architettonico ha risposto Bellmuntche riesce a innescare un grande processo di riqualificazione della città esistente. Può essere un incrocio, una scala, un giardino, che riesce a cambiare la funzionalità del luogo, il suo comfort, la dinamica, fino al miglioramento della relazione tra lo spazio e l’uomo». «È la forza del dettaglio che restituisce un paesaggio migliore. La città di Catania è piena di questi spazi, sia urbani che naturalistici, su cui poter progettare» ha aggiunto la Buscemi, di salde origini etnee.

E proprio il verbo “restituire” costituisce il forte legame con la politica del Bello, dove la Bellezza non è soltanto una categoria estetica ma una vera e propria azione di governo della res pubblica: non c’è distinzione di fazioni partitiche nell’esercizio del Bello dello spazio pubblico, perché la Bellezza è un bisogno connaturato dell’uomo, «è un valore di futuro ha commentato Antonio Prestinon c’è futuro senza Bellezza, e Bellezza senza Conoscenza. Oggi invece si sta compiendo un grande errore universale, il sistema politico da più di vent’anni sta lavorando per negare il futuro. Il pericolo è un governo del mondo affidato a nuove generazioni che, prive della Conoscenza, con quel potere eserciteranno il nulla. Il mio messaggio ai professionisti è che la Bellezza non è una questione di progettazione o di committenza, ma di cultura. Non occorre pensare a nuove forme di architettura, ma restituire alla forma il pensiero. La materia verrà dopo».

In rappresentanza della Fondazione dell’Ordine è intervenuto il consigliere Sebastian Carlo Greco, che ha portato i saluti del presidente Paola Pennisi.

Redazione

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