“In mezzo al fuoco non bruciai”: il velo di Sant’Agata in processione LE FOTO

CATANIA – È particolarmente significativo trovarsi qui in questa chiesa che ci ricorda una delle tappe del martirio di Sant’Agata, che ci ricorda l’amore di questa donna verso il suo maestro al quale si è consacrata per manifestare fedeltà e amore indiscusso di fronte a qualsiasi difficoltà”.

Così Mons. Salvatore Genchi, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Catania, ha parlato durante la celebrazione Eucaristica del 26 gennaio, alla presenza della reliquia del velo di Sant’Agata, accompagnato dal coro della chiesa di San Biagio diretto dal maestro Fabio Raciti.

Il velo della Santa – lungo circa 4 metri e largo 50 centimetri – è una reliquia importantissima per il popolo catanese, conservata all’interno di uno scrigno argenteo nella Cattedrale della città, insieme ad altre reliquie della Vergine Martire. Le leggende che circondano il velo con la loro aura di mistero sono numerose: secondo una di queste, sarebbe stato indossato da Agata durante il suo terzo martirio dei carboni ardenti, rappresentato anche da un affresco all’interno della chiesa di San Biagio. All’esterno della chiesa, invece, si legge l’iscrizione “IN MEDIO IGNIS NON SUM AESTUATA”, cioè “in mezzo al fuoco non bruciai“, ad indicare proprio quel luogo come quello del martirio con il fuoco. Secondo altri miti, invece, il velo sarebbe stato posto attorno alla Santa per avvolgere il suo corpo durante la sepoltura.

Le credenze popolari catanesi spingono, invece, verso la tesi secondo cui il velo – dapprima bianco come simbolo di purezza e verginità – sia diventato poi rosso a contatto con il fuoco della brace. Nella storia della città di Catania, il velo è stato portato in processione tantissime volte chiedendo ad Agata di intercedere tra l’uomo e Dio, soprattutto per proteggere i centri abitati etnei dalle eruzioni dell’Etna. Uno dei miracoli più ricordati è quello del 1444, quando si verificò una grave eruzione lavica a bassa quota. La lava stava per investire in pieno un villaggio distante solo pochi chilometri dalla città. Il monaco domenicano Pietro Geremia, seguito dal Clero e dal popolo, portò allora il velo di Sant’Agata incontro al fuoco. La lava, miracolosamente, cambiò direzione. Da allora questo villaggio assunse il nome di “Sant’Agata li Battiati“.

Un secondo avvenimento miracoloso accadde il 24 maggio 1886, quando una bocca eruttiva si aprì a Nicolosi minacciando il paese. L’allora Cardinale Dusmet portò il velo in processione e, nonostante la lava si trovasse su una strada in discesa, miracolosamente si arrestò immediatamente. Sul luogo in questione, sopra la pineta di Nicolosi e al confine con la località “Monti Rossi”, è stato anche costruito un’altarino per ricordare il miracolo del 1886. Questo episodio è stato anche documentato sui giornali dell’epoca ed è stato successivamente oggetto di un affresco.

“Noi siamo qui” ha concluso Monsignor Genchi “per lasciarci condurre dalla sua testimonianza e lasciarci affascinare dalla sua fedeltà per testimoniare la nostra fede in Cristo senza paura, arroganza o timidezza”. Dopo la celebrazione, il velo – protetto nella sua teca di cristallo – è stato portato in processione lungo via Etnea. Fino a domani sarà ospitato gelosamente (e visibile al pubblico) all’interno della basilica della Collegiata.

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