Metro Catania, disagi dei passeggeri: ascensori e scale mobili inesistenti in 4 fermate su 9 attive

Metro Catania, disagi dei passeggeri: ascensori e scale mobili inesistenti in 4 fermate su 9 attive

CATANIA – Con centinaia di passeggeri e di corse giornaliere dal lunedì alla domenica, la metropolitana di Catania sta diventando il mezzo di trasporto sempre più scelto per gli spostamenti di studenti e/o lavoratori che vogliono raggiungere i principali luoghi del centro in pochi minuti e senza lo stress del traffico o della ricerca di parcheggi.

In attesa di altri collegamenti fondamentali per la città (come per esempio la tratta che porta a Cibali, al Porto o quelle Stesicoro-Aeroporto Fontanarossa e Palestro-Fontanarossa che dovrebbero essere concluse entro il 2025), come si legge in un articolo di Repubblica.it, sarebbero previste anche altre 8 nuove stazioni che – tra le altre – comprenderebbero via Vittorio Emanuele, il quartiere Librino e Santa Maria Goretti. Ma per nuovi chilometri che si aggiungono a quelli già esistenti, ci sono però problemi logistici in alcune delle fermate al momento attive e tra le più frequentate: Borgo, Giuffrida, Italia e Galatea che sono sprovviste di ascensori, di rampe di accesso per disabili o carrozzine e, nel tratto più vicino alla superficie esterna, anche della seconda scala mobile. Il tutto è segnalato da appositi segnali all’interno dei vagoni in alto, dove è evidenziato il percorso totale e come si vede nella foto in copertina.

Parlando si scale mobili si deve però precisare che proprio la fermata Borgo “farebbe” eccezione: la fermata, infatti, ha sì la scala mobile per salire dai tornelli a via Etnea, peccato che nel giro di una stessa giornata la scala mobile in questione sia spessissimo fuori servizio. E così succede che alle 9 del mattino funziona ma alle 14 sia bloccata, costringendo persone di tutte le età e di tutte le condizioni fisiche a salire l’ormai famosa rampa di scale arcobaleno. Si “piange con un occhio” se così possiamo dire, sempre alla fermata Borgo ma dal lato dei treni di via Caronda: il primo tratto interno, dai binari della metro ai tornelli, è infatti fornito di scala mobile in salita. Ma, al solito, dai tornelli all’uscita su strada bisogna salire a piedi. Sicuramente si tratta di una scalinata inferiore (per numero di gradini) a quella arcobaleno di via Etnea, ma è pur sempre difficoltosa per certuni.

Stessa situazione di una “scala mobile a metà” anche nella fermata Giuffrida che presenta solo il collegamento binari-tornelli, ma non quello tornelli-strada. Le cose non cambiano (anzi peggiorano se è possibile) nelle fermata Italia: gettonatissima per via della vicinanza a università, uffici, negozi e Tribunale ma scomodissima per chi si trova con passeggini e/o disabili in carrozzina. Dai binari ai tornelli bisogna, infatti, salire le scale a piedi (perché mancano appunto sia le scale mobili che l’ascensore in entrambe le direzioni di uscita) e poi bisogna fare altre scale per raggiungere sia Corso Italia che viale Vittorio Veneto. Insomma, una situazione non proprio facile per chi non è in grado di fare le scale.

Sicuramente tutti questi impedimenti portano alla perdita di viaggiatori che, proprio per la mancanza di questi servizi, decidono di spostarsi in auto in barba all’inquinamento e al traffico, ma a vantaggio della propria comodità.

Per avere delle risposte in merito a quanto scritto abbiamo provato a contattare l’Ingegnere Fiore, dirigente dei lavori della metropolitana, ma non abbiamo avuto nessun riscontro. Per “un’opera di grande impatto sociale, che consente una mobilità veloce e non inquinante in linea con le più importanti città europee” (come il presidente Musumeci avrebbe definito la metro etnea e come è stato riportato nell’articolo nominato in precedenza), queste mancanze sono inammissibili, lasciando perdere il fatto che i treni passano con una frequenza assurda di 10 o 15 minuti di attesa (cosa che nelle più importanti città europee farebbe ridere, dato che ovunque c’è un treno ogni minuto se non ogni 45 secondi), ma qui si aprirebbe tutto un altro discorso.

Fonte foto Facebook