Massacro Velardi con due enormi sassi: le tracce di sangue in auto lo inchiodano il figlio. IL VIDEO

Massacro Velardi con due enormi sassi: le tracce di sangue in auto lo inchiodano il figlio. IL VIDEO

CATANIA – La storia di un legame malato o forse di un raptus di atroce follia che coglie in pochi secondi e rovina, per sempre, due vite insieme con quelle di un’intera famiglia.

Ci sono voluti quasi tre anni e mezzo, ma, alla fine, la verità in merito all’atroce morte di Maria Concetta Velardi, la 62 enne, trovata senza vita dentro al cimitero di Catania, il 7 gennaio del 2014, è venuta a galla: l’assassino potrebbe essere il figlio, Angelo Fabio Matà, oggi 43enne.

Nonostante i lunghi mesi di silenzio, le indagini, portate avanti dalla questura di Catania attraverso gli agenti della squadra mobile e la polizia scientifica, hanno permesso la ricostruzione di ciò che avvenne tra le cappelle della famiglia della vittima.

Angelo Matà 43 anni

Angelo Matà 43 anni

Quel giorno fu una donna ad avvertire le forze dell’ordine che, quando giunsero sul posto, trovarono il cadavere immerso in un’impressionante pozza si sangue vicino a due sassi.

La dinamica dell’aggressione, avvenuta in due differenti momenti tra le 15,30 e le 15,45, è davvero agghiacciante.

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La donna, infatti, venne colpita in un primo momento due volte alla nuca per poi cadere rovinosamente a terra. 



Questi colpi non furono mortali, quindi il figlio trascinò il corpo della madre, che al ritrovamento presentò delle abrasioni sulla schiena, dietro alla cappella e lì scattò la selvaggia aggressione.

Utilizzando quei due grandi sassi, uno di 23 e l’altro di 18 chili, la donna venne massacrata con colpi sparsi sulla testa e altre zone del corpo.

Gli schizzi di sangue macchiarono le pareti del corridoio dove avvenne l’efferato omicidio, ma molte zone vicine furono sporcate con il sangue della donna.

A supporto della ricostruzione della polizia, le tracce del Dna del figlio sotto due unghia della mano della madre, ma anche le tracce di sangue della madre sotto la maniglia dello sportello posteriore destro della macchina dell’uomo che era parcheggiata nella strada davanti alla cappella.

Ma non è finita qui, analizzando i tabulati del cellulare dei due coinvolti, pare che il figlio chiamasse la madre continuamente quando non erano insieme, ma proprio quel giorno non una telefonata venne registrata sul telefono di Concetta Velardi che Angelo Matà portò con sé.

Quando Angelo Matà è stato arrestato, questa mattina, ha provato a difendersi, dichiarando che quel giorno era stato dal meccanico, senza alcun apparente motivo, e anche al bar dove aveva salutato persone che non incontrava della sua quotidianità. Nonostante questi apparenti alibi, la polizia ha accertato che l’uomo si trovava dentro al campo santo al momento dell’omicidio.

Il movente dell’omicidio sarebbe stato un dissidio tra la madre e il figlio in merito alle scelte di vita di Angelo Matà.