Mafia, estorsione, sequestro di persona: in manette 15 membri del clan Santapaola-Ercolano. IL VIDEO

CATANIA – Su delega di questa Procura distrettuale, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 15 soggetti, ritenuti appartenenti al “gruppo di Belpasso”, operante prevalentemente nel Comune di Belpasso, quale articolazione territoriale della famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola-Ercolano, capeggiata da Carmelo Aldo Navarria, un tempo uomo di fiducia a disposizione di Giuseppe Pulvirenti “U Malpassotu”, braccio armato di Nitto Santapaola.

Agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, sequestro di persona, danneggiamento seguito da incendio, riciclaggio e favoreggiamento personale, con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine, denominata “Araba Fenice”, iniziata dal Nucleo Investigativo di Catania nel 2015, veniva avviata mediante attività tecniche e controlli sul territorio (successivamente riscontrati dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia) allo scopo di monitorare le attività del sodalizio criminale e dei suoi associati dopo la scarcerazione di Navarria il quale, il 23 giugno 2014, veniva rimesso in libertà avendo scontato la pena definitiva di ventisei anni e mezzo di reclusione per sei omicidi (pena dell’ergastolo poi ridotta a trent’anni e infine a ventisei anni e mezzo di reclusione).

Nel corso delle indagini si è accertato che in effetti Navarria era tornato pienamente operativo al comando del “gruppo” mafioso alle dirette dipendenze di Francesco Santapaola, arrestato dai carabinieri nell’aprile del 2016 nell’ambito dell’indagine Kronos quale reggente dell’organizzazione mafiosa Santapaola-Ercolano. Nonostante la lunga carcerazione, durante la quale aveva percepito lo “stipendio” e aveva continuato a guidare il gruppo di Belpasso attraverso i propri generi (Gianluca PrestiStefano Prezzavento), il ritorno di Navarria nel suo territorio, rappresentava l’occasione per riaffermare il proprio ruolo di referente locale della suddetta organizzazione mafiosa con il fattivo contributo della moglie Patrizia Paratore, destinataria anche lei di Misura cautelare in carcere per il reato di cui all’art. 416bis c.p.

La stessa, con la consapevolezza di aderire ai programmi ed agli scopi del sodalizio, ne favoriva l’esistenza e la realizzazione delle finalità criminali, mettendosi a disposizione del marito e degli altri associati organizzando incontri, recapitando comunicazioni, favorendo la latitanza del genero Stefano Prezzavento e, dopo l’arresto del marito, preoccupandosi delle sorti degli affiliati detenuti. Le indagini hanno permesso di evidenziare le dinamiche operative del gruppo criminale per il controllo del territorio, mediante la realizzazione di reati contro il patrimonio, ricostruendo gli affari illegali del clan, nonché la responsabilità degli affiliati in ordine alla consumazione di due rapine con sequestro di persona, commesse a Belpasso il 14 gennaio ed il 3 febbraio 2015 in danno di autotrasportatori del settore alimentare, nonché di estorsioni nei confronti di imprenditori locali anche con danneggiamenti dei beni mobili aziendali, sempre per agevolare l’organizzazione mafiosa d’appartenenza.

Nel corso dell’attività investigativa e a riscontro dell’ipotesi accusatoria, il 20 novembre e 10 dicembre 2015, venivano arrestati 10 affiliati per estorsione pluriaggravata commessa dall’ottobre 2014 fino al 19 novembre 2015 in danno della ditta “Lavica Marmi s.r.l” di Belpasso, i cui titolari erano stati costretti a corrispondere il pagamento di una somma di 600 euro al mese a titolo di “pizzo”.

Inoltre, il 22 marzo 2017, veniva fatta piena luce sulla scomparsa dell’imprenditore agrumicolo di Paternò Fortunato Caponnetto, con l’esecuzione di misure cautelari in carcere nei confronti di Navarria e di altri 3 affiliati per i delitti di omicidio e distruzione di cadavere avvenuti in Belpasso l’8 aprile 2015, delitti il cui movente consisteva nel rifiuto della vittima di sottostare alle pressanti richieste estorsive cui era sottoposto, rifiutandosi di assumere Navarria presso la propria azienda e licenziando la moglie di quest’ultimo, in precedenza assunta fittiziamente proprio su imposizione di Navarria, nonché in dissidi insorti con appartenenti ad altra associazione mafiosa a causa di un debito contratto da un congiunto della vittima per il quale il NAVARRIA avrebbe fatto da garante. Dei 15 provvedimenti cautelari eseguiti (9 misure di custodia cautelare in carcere e 6 misure di obbligo di presentazione alla PG), 6 sono stati notificati in carcere nei confronti di altrettanti indagati già detenuti.

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