Mafia, “Dovreste ringraziarmi”: l’ascesa di Michele Guglielmino nell’imprenditoria alimentare

Mafia, “Dovreste ringraziarmi”: l’ascesa di Michele Guglielmino nell’imprenditoria alimentare

CATANIA – Il grande “boom” nel 2004, da quando aveva un solo supermercato e cominciò a investire i suoi soldi nella rete della grande distribuzione.

Poi, l’incredibile ascesa: “Sono un grande imprenditore”. Tanto che, nel suo progetto, c’era già l’idea di aprire altri due centri. Si era definito così Michele Guglielmino, ma dietro la sua imprenditoria c’era la criminalità organizzata.

Michele,  meglio conosciuto come “Michele da Gesa”, aveva, infatti, stretto rapporti con il clan Cappello-Bonaccorsi. Proprio “da Gesa” è stato il suo primo supermercato, poi trasformatosi nella G.M. Gran Mangiare S.r.l..

Oggi, però, il suo grande patrimonio è stato sequestrato, privandolo così di diversi beni mobili e immobili.

Il suo maggior provento di denaro veniva dallo spaccio di stupefacenti, questo grazie alla vicinanza e al buon rapporto con Angelo Cacisi, elemento di vertice del clan Cappello-Bonaccorsi ed evidenziato da alcune intercettazioni. Un rapporto talmente stretto da aiutare quest’ultimo nella sua latitanza.

Per tutte queste ragioni, Guglielmino, negli anni, è entrato nella lista dei soggetti socialmente pericolosi ed è stato arrestato più volte. La prima nell’operazione “Ramazza” del 2004, in cui venne fermato per associazione mafiosa, anche se poi venne assolto; poi, durante la “Clapton” del 2006, in cui fu fermato per spaccio di stupefacenti; infine, nella Night Life del 2007, sempre per traffico di droga.

L’uomo, infatti, si trova sottoposto a una misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno (2008) e alla misura della libertà vigilata (2013). Oggi, è stata richiesta anche l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.

Guglielmino, però, si sente ferito nel suo orgoglio. L’imprenditore, infatti, ha dichiarato: “Dovreste ringraziarmi, ho dato lavoro a 120 persone”. Il tutto, però, a discapito di chi fa imprenditoria sana. Attività lecita che, come ha sottolineato il nuovo questore di Catania, Alberto Francini, “esiste ancora e va difesa”.