GIARRE – Tutto è cominciato così. Come ormai succede sempre più frequentemente, con un audio. Uno di quelli che all’improvviso irrompe nella routine delle infinite chat degli infiniti gruppi che si ramificano su WhatsApp. Eccolo.
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Un audio e si è scatenato il panico. Quello che ancora si alimenta della diffusione virale sui social network e che stenta a scemare. I centralini dei carabinieri di Giarre, Mascali e Sant’Alfio intasati dalle telefonate di genitori allarmati, la macchina nera che turba le comunità coinvolte, quella coi vetri oscurati, con a bordo un uomo e una donna che cercano di adescare studenti delle medie facendo credere loro di essere amici di famiglia e che devono urgentemente accompagnarli in ospedale perché i loro genitori hanno avuto un incidente.
È una bufala. Lo diciamo subito per cercare di contribuire alla riconquista della serenità. Una bufala nata da una verità.
Perché l’allarme lanciato da Angela Patané era sincero. Abbiamo parlato con Gianni Panebianco, responsabile dell’Associazione L’Albero di Andrea, l’onlus di Macchia di Giarre per la quale lavora l’operatrice socio sanitaria: “E’ una professionista seria e responsabile. Non avrebbe mai inventato una storia del genere. Così come abbiamo spiegato ai carabinieri che ci hanno raggiunto per vederci chiaro, alla nostra operatrice è giunto un messaggio da un’amica che la metteva in guardia su quanto si riteneva fosse avvenuto ad un alunno delle medie di una scuola di Mascali, cioé che era stato avvicinato da una coppia a bordo di una macchina nera di grossa cilindrata, coi vetri oscurati e che era stato invitato a salire per raggiungere i genitori vittima di un incidente. Il bambino, però, aveva capito che non erano amici dei genitori, poiché non sapevano che erano separati e se l’è data a gambe, spaventato. Mentre ascoltava il messaggio, una macchina che corrispondeva alla descrizione è passata a forte velocità proprio dove si trovava la nostra operatrice. Così, sconvolta e preoccupata, ha poi deciso di avvertire i suoi contatti. Tutto qui”.
Nel frattempo, però, com’è comprensibile, succede di tutto. La notizia della macchina nera di diffonde a macchia d’olio, invade le pagine dei gruppi su Facebook, così come potete vedere.
C’è anche chi cerca di distribuire l’antidoto contro la paura di mostri che si aggirano all’esterno delle scuole del giarrese per fare chissà cosa. Ecco l’audio di una madre che cerca di rassicurare affermando che si tratta di una bufala.
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Nel frattempo le caserme di Giarre, Mascali e Sant’Alfio sono in subbuglio nonostante non sia giunta alcuna denuncia. Perché sono centinaia le telefonate, anche ai militari viene fatto ascoltare l’audio dell’operatrice. Così, dopo appostamenti in abiti civili, controlli con le pattuglie all’esterno delle scuole per rassicura i genitori, si è scoperto che lo studente sfuggito ad un tentativo di adescamento esiste davvero, ma si era inventato tutto. Da fonti certe abbiamo appreso che si è riusciti a risalire al bambino protagonista della vicenda ed ai carabinieri, che gli hanno chiesto cosa fosse successo davanti ai suoi genitori, ha spiegato di avere detto una bugia, forse per farsi perdonare una marachella. Altri dettagli non sono stati forniti.
Insomma, BUFALA. Lo scriviamo a caratteri cubitali di nuovo: BUFALA. Una bufala che, però, è esplosa ed il botto, oltre a raggelare interi nuclei familiari, ha infastidito, eccome, i militari, investiti da un caso che non c’era, tempestati di richieste di intervento. Perché prima di diffondere notizie, bisognerebbe rivolgersi alla Forze dell’Ordine. Ma, forse, il timore di non essere presi sul serio o, forse, gli automatismi che ormai caratterizzano le maniera di comunicare, di relazionarsi, fa fare il pieno a macchine nere di grossa cilindrata, che vogliono divorare bambini e sfrecciano via, coi vetri oscurati, nell’oscurità delle nostre paure.
Alessandro Sofia
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