Lombardo assolto perché “Non ci sono prove del suo patto con la mafia”

Lombardo assolto perché “Non ci sono prove del suo patto con la mafia”

CATANIA – Non ci sono prove del patto tra Raffaele Lombardo e la mafia“, queste le motivazioni depositate dalla Cassazione a seguito dell’assoluzione dell’ex presidente della Regione. Su di lui gravavano le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. Questa era la sua situazione giudiziaria fino allo scorso marzo, quando è giunto a termine il lungo e complesso processo che lo ha visto imputato. Basti pensare alle prime due sentenze contrastanti, un rinvio dalla Cassazione e un processo d’appello bis. Tutte tappe fondamentali per arrivare alla decisione finale, secondo cui l’ex presidente “non è colpevole”.

Perché Lombardo “non può essere condannato”

Secondo i giudici della Cassazione, che lo hanno assolto in via definitiva, Lombardo non può essere ritenuto colpevole finché non si dimostra l’esistenza di un patto” con Cosa Nostra, volto a favorire i mafiosi.

L’accusa di coinvolgimento esterno in un’associazione mafiosa può essere sostenuta solo nel caso in cui si dimostri, come si evince dalla motivazione della sentenza, non solo una semplice vicinanza al gruppo o ai suoi membri, inclusi quelli di spicco, né l’accettazione del sostegno elettorale da parte dell’organizzazione criminale. È necessaria invece la prova di un accordo mediante il quale un politico, in cambio di sostegno elettorale, si impegna a promuovere gli interessi dell’organizzazione. La concreta esecuzione delle azioni promesse è meno rilevante ai fini della prova, ma può essere considerata solo come mezzo di verifica.

Alla luce di ciò, i giudici di terzo grado hanno ritenuto corretto il ragionamento nella sentenza di appello bis che nel gennaio 2022 aveva assolto l’ex governatore.