Lockdown e solidarietà, quando un mestiere diventa una missione. Anna D’Amore: “Ho donato 6mila mascherine”

Lockdown e solidarietà, quando un mestiere diventa una missione. Anna D’Amore: “Ho donato 6mila mascherine”

CATANIA – Sono una donna non più giovanissima che, circa 10 anni fa, si è messa in gioco per sfruttare al meglio le mie capacità professionali. Nel 2011 è nata, infatti, la mia sartoria, dopo un impegnativo lavoro di build up – in qualità di sarta – in una società molto importante, con sede a Catania“, inizia così la simpatica e, nel contempo, emozionante chiacchierata con Anna D’Amore, titolare della “Filorosso Sartoria“, sita al centro di Catania.

L’emozione è stata tanta e trovare un nome che piacesse a tutti non è stato per niente facile. Il 16 aprile del 2011, così, finisco un capitolo della mia vita e inizio a percorrere una nuova avventura, con la testa piena di tanti dubbi ma, allo stesso tempo spinta da motivazioni talmente forti e valide, da coinvolgermi sino a sfidare me stessa“, continua Anna.

In una raffinata zona di Catania e con una clientela molto selezionata, fra vittorie e qualche sconfitta, sono arrivata al 9° anno di attività. Tante soddisfazioni mi hanno fatta arrivare al punto in cui sono oggi – ci racconta fiera -, accompagnata e seguita in questa grande avventura da mio marito Alessandro, felice e soddisfatta per il livello lavorativo raggiunto“.

Un bel giorno però, tutto è cambiato“: ecco che la voce di Anna, sin’ora calma e serena, comincia a rompersi. “Per la prima volta mi sono chiesta: ‘E adesso, come faremo?‘ Mi sono ritrovata anch’io, come il resto del mondo a dover chiudere la mia attività, per affrontare una nuova sfida, combattere contro un mostro, contro un nemico invisibile“: era il periodo di inizio del lockdown, quando l’emergenza sanitaria – ancora in corso – ha costretto le nostre vite a uno stand-by forzato, imposto dalla necessità di “salvarsi“, in attesa di sviluppi positivi che potessero farci “respirare” – anche nel senso proprio del termine – liberamente, senza pericolo di contagio.

È cambiato tutto – ci confida Anna –. La serenità pian piano ha ceduto il posto alla malinconia e la paura si è trasformata in tristezza. Ma la reclusione, paradossalmente, ha lasciato libero il mio cuore… Eh sì, vi chiederete: ‘Cosa c’entra il cuore?‘”.

Così tutto ha avuto inizio! Dopo i primi momenti di sconforto, con la consapevolezza che non si trovassero in giro le mascherine che, obbligatoriamente dovevano essere indossate per protezione, ho iniziato a contattare i miei clienti, chiedendo loro se ne avessero bisogno e offrendo loro la mia disponibilità e realizzarle a titolo gratuito; così ho deciso di assumermi un impegno, che, col passare dei giorni, è diventato, inaspettatamente, di grandi proporzioni“: in questo momento, l’espressione di questa donna, dal viso dolce e, nel contempo, quasi imbarazzato, diviene commossa.

Ho cercato, quindi, il materiale necessario, diventato anch’esso introvabile, a causa dello stop dell’attività dei fornitori e, dopo averlo faticosamente reperito, mi sono buttata a capofitto nella realizzazione delle mascherine, convinta, però, che il lavoro fosse momentaneo e per poche persone – ci spiega calorosamente -. Col passare dei giorni, invece, mi sono resa conto che la necessità era tanta e non potevo ormai fermarmi“.

Sapendo di correre il rischio di lasciare tanta gente sprovvista e in difficoltà, da quel momento non ho fatto caso più se fosse notte o giorno, se fosse ora di pranzo o cena; ho pensato solo a realizzare quante più mascherine possibili per donarle a chi servivano, e non mi è importato se questo significava non dormire o saltare il pasto: guardavo solo al risultato e al sorriso che mi veniva donato in cambio“: la determinazione che Anna lascia trasparire dalle sue parole mentre interloquisce guardandoci, esprime una grande forza d’animo, che diffonde nell’aria un marcato spirito di umanità e amore incondizionato, che nulla chiede in cambio, se non la certezza e la consapevolezza di “aiutare“.

I giorni sono passati e, fra una consegna e l’altra, quella che avrebbe dovuto essere rivolta a pochi, era diventata una missione impossibile, ma doverosa. Case famiglia, associazioni no profit, ospedali, negozi, aziende, Protezione civile, privati, Comuni… fino ad arrivare alla donazione di 6.000 mascherine“.”In realtà – ci spiega dispiaciuta –, nella situazione attuale, non avrei ancora finito, perché purtroppo qualcuno è rimasto sprovvisto, ma la stanchezza e i problemi di salute hanno avuto il sopravvento“.

Una piccola – solo di statura – ma grande donna, moglie e madre, che, a conclusione del nostro incontro, che ci ha segnato profondamente, infondendoci tanta fiducia e speranza nella solidarietà umana, nonostante il triste periodo abbia, in taluni casi, fatto emergere più chiare le criticità di una società fortemente marcata di un egoismo dilagante, non ha esitato a ringraziare chi le è stata di grande aiuto in questa importante opera, in modo particolare nella distribuzione e nella consegna delle mascherine. “In questa mio impegno di volontariato sono stata affiancata dall’avv. Lusyana Guccione, dall’ing. Marcello Cirolli e dal dott. Paolo Murabito, che non posso non citare. Grazie a loro, ho avuto il piacere e l’onore di conoscere altre personalità politiche e sociali molto importanti e delle quali conserverò sempre, un meraviglioso ricordo“.

Ringrazio infinitamente tutti per la fiducia dimostratami – dice sorridente – e dal profondo del mio cuore affermo ancora: ‘Comunque… io ci sono‘”.

Di seguito il video-messaggio che Anna D’Amore ci ha voluto donare.