CATANIA – Non solo rifiuti. Dall’operazione “Piramidi” dei carabinieri e della guardia di Finanza emerge molto altro: riciclo di denaro ed estorsione.
Un lavoro che ha trovato molte conferme nelle intercettazioni telefoniche e che ha incastrato bel 14 persone, tra cui tre funzionari pubblici e comunali. A gestire tutta l’organizzazione erano Antonino e Carmelo Paratore, rispettivamente padre e figlio, legati al boss Carmelo Zuccaro, affiliato agli Ercolano.
I due facevano da prestanome e avevano in gestione, oltre all’azienda di smaltimento dei rifiuti CISMA, anche la holding “Le Piramidi”. Sotto questo gruppo figurano diverse attività commerciali che, in seguito all’operazione, sono state sequestrate in maniera preventivo in attesa della confisca.
Tra queste ci sarebbe anche il lido “Le Piramidi”, noto punto di ritrovo estivo per molti giovani e per la movida notturna. Il luogo sarebbe stato un punto di ritrovo e una occasione per la consegna e il riciclo di denaro. A questa, si aggiungerebbero anche altre società: la “Paradivi servizi Srl” e la “Siram Srl” e diverse quote riconducibili ad altri soggetti in rapporto con i Paratore.
Ma, dalle indagini, è emerso anche un episodio di estorsione ai danni del noto locale “Al Tubo” di Aci Castello. A gestire l’attività di usura era Salvatore Grillo, 47 anni, che chiedeva al gestore interessi usurai superiori al 10% oltre che assegni fino a raccogliere la somma di 30 mila euro, frutto di un prestito di 23.600 euro. Come se non bastasse, l’ulteriore attività estorsiva vedeva in azione le figure di Giuseppe Verderame, 63 anni, e Simone Piazza, 31 anni. I due chiedevano soldi al fine di proteggere la pizzeria dagli atti intimidatori e violenti avanzati dallo stesso Grasso.