Licenziamenti Roberto Abate Spa, spettro di Antonio Pogliese dietro la crisi? “Vogliamo il nostro lavoro”

CATANIA – Un contratto non rinnovato tra due società e tanti lavoratori a spasso. Si potrebbe sintetizzare così la situazione nella quale versano i dipendenti della Ltm, la società che si è occupata della logistica per gruppo Roberto Abate Spa. Questa mattina hanno organizzato un incontro all’interno del Cpo Colapesce di via Cristoforo Colombo a Catania.

L’accordo di affitto da parte del gruppo del ramo d’azienda logistico è scaduto il 31 dicembre del 2017 ed è stato prorogato per un anno. Durante una seduta dei sindacati del 4 dicembre 2018 il proprietario ha fatto sapere, attraverso un documento di posta certificata, di non voler rinnovare il contratto e quindi di non voler riassorbire i lavoratori.

Adesso la Roberto Abate Spa è andata in concordato e i debiti nei confronti dei creditori non sono stati saldati. Diversi posti di lavoro, circa 400, sono a rischio e inoltre non sarebbe da escludere, secondo quanto temuto da alcuni lavoratori, che il fallimento della società non sia legato ad Antonio Pogliese, padre dell’attuale sindaco di Catania.

Proprio lui infatti fu il commercialista di Abate e gestì il finanziamento di un noto centro commerciale nel Catanese di proprietà della società. Un membro del Cpo, Lorenzo Mirabella, spiega: “Abate ha venduto questo ramo d’azienda come se non lo avesse in affitto lasciando fuori i dipendenti. Ltm ha promesso una mangiata di pasta senza dar possibilità di proporsi fino a quando non è stato messo in gioco un avvocato e per speculare le famiglie vengono lasciate a casa, perché vengono proposte tipologie di contratto per le quali non si può alzare la voce”.

Ma non finisce qui perché nelle ultime settimane la Ltm, che fino ad allora era stato un buon “datore di lavoro”, da quando ha chiuso i rapporti di lavoro col gruppo Abate, non si è fatta più viva con i lavoratori e non c’è stata alcuna conciliazione.

Salvo Scarlata, uno dei lavoratori, afferma come non mancherà modo di far valere le proprie ragioni, in quanto “siamo patrocinati dall’avvocato Dario Pruiti, che è l’interlocutore tra l’azienda e noi. Le possibilità di riassortimento ci sono e qui sono in ballo responsabilità sia legali che morali e non dovrebbero essere fatti contratti a tempo determinato. Noi vogliamo il nostro lavoro!”.

Riccardo Messina, altro ex dipendente, racconta come la lettera di licenziamento sia arrivata lo scorso 3 gennaio e come si debba ancora capire da chi sia stata presa la decisione.