L'”eredità” del padre, la malavita e le operazioni antimafia: il curriculum di Salvatore Rapisarda

L'”eredità” del padre, la malavita e le operazioni antimafia: il curriculum di Salvatore Rapisarda

CATANIA – È in corso da parte di personale della Direzione Investigativa Antimafia di Catania, diretta dal 1° Dir. P.S. dr. Renato Panvino, l’esecuzione di un decreto di confisca, emesso dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, riguardante, aziende, quote societarie e disponibilità finanziarie a vario titolo riconducibili a Vincenzo Salvatore Rapisarda di anni 29, in accoglimento ad una proposta di applicazione di misura di prevenzione a firma del Direttore della D.I.A.

Rapisarda è figlio di Salvatore capo indiscusso dell’omonimo clan mafioso, operante nel comune di Paternò, costituente l’articolazione, per quel territorio, del clan “Laudani” intesi “Mussi i Ficurina”.

La prima volta è stato arrestato il 3 aprile del 2015, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, nell’ambito dell’operazione “En Plein”, poiché gravemente indiziato, unitamente ad altri 16 soggetti, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, del delitto di tentato omicidio ai danni di Giamblanco Antonino, aggravato ai sensi dell’art. 7 L.203/91.

Il 12 ottobre dello stesso anno, la Prefettura di Catania, a seguito di alcune indagini su di lui, socio ed amministratore unico fino al 29 giugno del 2015 della società R.S.A. TRASPORTI Srl, dalle quali emergevano rapporti con soggetti malavitosi, oltre alla vicinanza ad ambienti della criminalità organizzata di tipo mafioso, ha emesso un decreto interdittivo ai sensi degli artt. 84, comma 4 e 91 del decreto legislativo nr. 159/2011 nei confronti della predetta società.

Successivamente, il 16 gennaio del 2016, Rapisarda, insieme ad altri 108 soggetti, tra cui il padre, è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania nell’ambito dell’operazione del Comando Provinciale dei Carabinieri “Vicerè”, per associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata alla commissione di delitti contro la persona ed il patrimonio, in particolare di essere affiliato al pericoloso consesso mafioso facente parte dell’omonimo clan capeggiato dal padre ed inserito nell’organigramma della consorteria mafiosa denominata “Laudani”.

Gli approfonditi e complessi accertamenti patrimoniali svolti dagli investigatori hanno consentito di accertare una notevole sproporzione tra le fonti dichiarate e i beni direttamente o indirettamente posseduti.

Le indagini patrimoniali e societarie hanno consentito di far emergere come Rapisarda abbia, successivamente all’arresto, ceduto le quote di due società operanti nell’attività di autotrasporto di merci per conto terzi a persone vicino a lui, al solo fine di eludere eventuali misure patrimoniali nei suoi confronti.
Tali atti di cessione, ai sensi della normativa antimafia, venivano considerati privi di efficacia e il Tribunale di Catania ha quindi esteso il provvedimento ablativo anche alle quote sociali fittiziamente cedute.

Il provvedimento di confisca, eseguito oggi dalla D.I.A. di Catania, ha colpito beni intestati alla sua convivente ed a lui riconducibili, costituiti da una società operante nell’ambito dell’autotrasporto per conto terzi, una quota di partecipazione nel capitale sociale di altra società intestata ad un prossimo congiunto, operante anch’essa nella medesima attività, nonché rapporti bancari e finanziari.

Il valore dei beni confiscati è stato complessivamente stimato in un milione e mezzo di euro.