Le minacce alla figlia e la denuncia alle autorità: come è nata l’indagine per terrorismo sul catanese Giuseppe D’Ignoti – VIDEO

CATANIA – È partita dalla segnalazione della figlia della convivente di Giuseppe D’Ignoti l’indagine che ha permesso alla sezione Antiterrorismo Internazionale della Digos della questura di Catania, con il raccordo della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, di risalire al percorso di radicalizzazione del 32enne pregiudicato catanese raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di apologia del delitto di terrorismo.

Secondo la ricostruzione degli eventi, la compagna di D’Ignoti si era trasferita a Catania nel 2017 dopo aver conosciuto il suo compagno tramite Facebook. Le continue vessazioni e le limitazioni di libertà che la donna era costretta a subire durante la convivenza con l’uomo avevano reso difficoltoso il rapporto di comunicazione con la figlia che, invece, era rimasta in Lombardia.

In quel periodo, D’Ignoti è riuscito a mettersi più volte in contatto telefonicamente con la giovane. Durante i colloqui, l’uomo ha proferito continue minacce dichiarandosi come appartenente all’Isis, senza però avere mai avuto contatti diretti con l’organizzazione terroristica.

La figlia, preoccupata per l’evoluzione della vicenda, ha deciso dunque di rivolgersi alle autorità dando così origine al percorso investigativo ai piedi dell’Etna. La giovane, secondo gli investigatori, sarebbe stata l’unica persona a decidere di denunciare il comportamento del 32enne.

Gli utenti delle chat online che hanno ricevuto i messaggi di incitamento alla Jihad, avrebbero sì preso le distanze dall’uomo, ma non avrebbero comunque pensato di presentare una segnalazione.