“L’autismo fa parte della famiglia”: la STORIA di Andrea e Geltrude tra sfide e cambiamenti

“L’autismo fa parte della famiglia”: la STORIA di Andrea e Geltrude tra sfide e cambiamenti

CATANIA – È ancora un mistero per medici, genitori e persone che ne soffrono in tutto il mondo, anche in una società dove dei disturbi neurologici si parla con una certa frequenza: si tratta dell’autismo (o disturbi dello spettro autistico).

In occasione della giornata mondiale della consapevolezza di questo disturbo del neuro-sviluppo, che si celebra ogni 2 aprile, è necessario sensibilizzare le persone all’autismo e narrare le difficoltà di chi è costretto a convivervi.

“L’autismo fa parte della famiglia e per questo a volte si vivono momenti di tensione, ma bisogna andare avanti con coraggio”, rivela Geltrude Caputo, madre di Andrea, 12 anni, affetto da autismo.

Quando ha scoperto la condizione del figlio, Andrea aveva solo sei mesi e la sorella poco più di un anno. Non è stato facile: “All’inizio mi ‘aggrappavo’ a un atteggiamento positivo, ma sapevo che qualcosa non andava afferma la donna –. Una volta venuta a conoscenza della verità, l’ho accettata e sono andata avanti, anche se io e mio marito abbiamo ricevuto il sostegno di diversi terapeuti per affrontare la notizia”.

Anche la relazione tra Andrea e la sorella è piuttosto complessa: “A volte quasi se ne vergogna e il suo atteggiamento nei confronti del fratello è spesso di distacco, anche se lo ama con tutto il cuore”, dichiara la madre dei due ragazzi. Alla domanda su quale fattore possa aver scatenato tale comportamento Geltrude non sa offrire una risposta certa: sicuramente, però, hanno contribuito le battute sconsiderate di alcuni compagni di classe, i problemi passati con alcune maestre e il naturale bisogno di attenzioni del 12enne, una delle ragioni che ha spinto i genitori del piccolo anche a rinunciare all’idea di un terzo figlio.

Nonostante le difficoltà di ogni giorno e i momenti di preoccupazione per il figlio, che tra l’altro attraversa il complesso periodo dell’adolescenza, Geltrude non perde mai il buon umore e racconta episodi divertenti sulle “marachelle” di Andrea: “Ama la televisione, gioca con oggetti strani, adora fare rumore e guai a lasciarlo solo un secondo: potrebbe finire per fare qualche pasticcio, ma la prendo sempre con molta ironia”.

Andrea è un ragazzino particolarmente iperattivo e quindi trova nel movimento continuo uno sfogo e una possibilità per sentirsi libero e felice nonostante la sua impossibilità di comunicare a voce con il mondo esterno: “Ama l’acqua e per questo lo porto in piscina. Gli piace anche dondolarsi sull’amaca. È difficile trovare qualcosa che lo appassioni, perché per lui la concentrazione è fatica, quindi quando noto che un’attività lo soddisfa, lo stimolo il più possibile”, afferma la madre.

Nel corso della sua intervista per Newsicilia, Geltrude sfata alcuni miti sull’autismo: “Non è vero che non condividono nulla. Ed è falso anche che ‘gli autistici non capiscono’: riescono a comprendere quello che diciamo e ad accettare le novità, anche se ciò a volte richiede tempo e fatica. Inoltre, gli autistici distinguono bene anche le situazioni di pericolo: anche se da piccolo era più ‘imprudente’, ora Andrea ha spesso paura e percepisce gli ostacoli”.

Sulle difficoltà della crescita, la madre afferma: “Le stereotipie cambiano con l’età. Ora che è adolescente, mio figlio assume più spesso atteggiamenti aggressivi, specialmente se prova dolore fisico. Il cambiamento mi ha lasciata ‘spiazzata’, ma è importante studiare i propri figli per riuscire a sostenerli nel miglior modo possibile”.

C’è un posto in particolare, oltre la propria abitazione, dove gli autistici hanno bisogno di attenzione: la scuola. A questo proposito, la mamma di Andrea dice: “Con i compagni ha sempre avuto un buon rapporto. Il contatto con il coetaneo per l’autistico è fondamentale. Più destabilizzante l’inserimento alle scuole medie: i professori diversi (tra i quali due insegnanti di sostegno), i compagni nuovi e il peggioramento della sua condizione dovuto alla crescita hanno cambiato le cose. I suoi momenti di aggressività e alcuni problemi di salute mi hanno costretta a separarlo un po’ dalla classe, ma spero di reintegrarlo presto nelle attività scolastiche, visto che sta meglio”.

Il corretto inserimento degli autistici nelle attività sociali è fondamentale per il loro sviluppo neurologico, come confermano le affermazioni conclusive di Geltrude: “Ci sono poche certezze. Servono strutture adeguate, un personale scolastico e medico preparato e più attività per stimolare i ragazzi. Inoltre, è necessario un aiuto terapeutico per tutte le persone in contatto con i ragazzi affetti da questo disturbo per garantire il loro benessere”.

Foto di modi74 da Pixabay