Latte cancerogeno: “Le vittime sono gli adulti non i bambini”

CATANIA – Riflettori ancora puntati sul caso “latte cancerogeno” che poche settimane fa ha travolto una cooperativa ragusana. Di fatto dopo le analisi effettuate, la partita da 3,000 litri di latte in questione, è stata reimmessa nel mercato perché priva di aflatossina m1 e quindi considerata non nociva all’uomo.

Ma cos’è l’aflatossina? E come funzionano in Sicilia i laboratori di analisi?

A fornire il suo parere da esperto è Salvatore Sciacca, responsabile del registro tumori integrato di Catania, Messina, Siracusa ed Enna

“L’aflatossina si forma tipicamente nelle granaglie quando queste non sono state ben essiccate – spiega Sciacca -. In sostanza la cattiva conservazione del fieno attraverso cui viene nutrito il bestiame, e nello specifico le mucche, comporta la nascita di funghi micepi che producono tossine, cancerogene per l’uomo, che hanno come obiettivo principale il fegato”.

Emerge così l’importanza della catena alimentare, proprio perché parliamo di una tossina che passa direttamente nel latte delle mucche e che poi ritroviamo nelle nostre tavole nel formaggio, nel burro e negli altri derivati.

Agli allarmisti che parlano di gravi conseguenze per i bambini, dato che il latte costituisce la base della loro alimentazione, il dottor Sciacca risponde con chiarezza: “I bambini hanno una capacità di reagire ai batteri davvero eccezionale – afferma -. Il vero problema sono gli anziani che, andando avanti negli anni, hanno un sistema immunitario sempre più debole”.

Ma il problema resta uno: come difendersi da queste sostanze nocive?

“Fino a qualche anno fa esisteva un ottimo sistema di prevenzione in Sicilia, oggi invece la situazione è cambiata – spiega Sciacca -. Ogni Asp possiede dei servizi umani che sono paralleli a quelli veterinari e sono previsti dei dipartimenti di prevenzione per ambo i settori – aggiunge -. Quando vengono fatti dei controlli negli allevamenti, i campioni da analizzare vengono destinati o ai laboratori zooprofilattici provinciali, dove si effettuano controlli microbiologici oppure convergono al laboratorio regionale dove vengono effettuate le analisi chimiche più sofisticate”.

Il fatto, quindi, che tutti i campioni che hanno bisogno di maggiore attenzione debbano passare da Palermo causa ovviamente dei rallentamenti e in qualche caso dei problemi tangibili. 

Ma quello della sana alimentazione resta un argomento su cui battere il ferro finché è caldo per il dottor Sciacca, che collega la più grossa incidenza dei tumori sia al fumo sia al cibo.

“Se, oltre al fumo, riuscissimo a debellare le cattive abitudini a tavola ma soprattutto la vita sedentaria dimezzeremmo l’incidenza di tumori sull’uomo – conclude Sciacca -.  Di prevenzione non se ne fa mai troppa”.

Vittoria Marletta

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