La legge di Falcone che scarcera il suo carnefice, Giovanni Brusca libero. Parola ai catanesi

La legge di Falcone che scarcera il suo carnefice, Giovanni Brusca libero. Parola ai catanesi

CAPACI – Giovanni Brusca, esecutore materiale della strage di Capaci, è nuovamente un uomo libero. Una notizia che rimbomba nella mente di chi la sente inavvertitamente – tra un boccone e un altro – al telegiornale, di chi la legge di sfuggita sul cellulare, o di quei pochi che ancora lo fanno tenendo tra le mani le pagine in bianco e nero del quotidiano.

La liberazione definitiva di colui che ha azionato il telecomando per far saltare in aria il tratto di strada su cui transitava il magistrato Falcone rappresenta la fine di un iter giudiziario durato trent’anni, ma allo stesso tempo l’inizio di un nuovo capitolo. Uno di quelli che molti non avrebbero voluto mai leggere, e che adesso genera inevitabilmente sgomento e indignazione nell’opinione pubblica.

Opinione pubblica su cui NewSicilia ha deciso di indagare, chiedendo ai cittadini in giro per le vie di Catania la loro reazione dinnanzi alla notizia.

 

 

Giovanni Brusca torna a essere un uomo libero

Si conclude così, dopo 25 anni di carcere e 4 di libertà vigilata, la pena di Giovanni Brusca, sottoposto – grazie alla sua decisione di collaborare con la giustizia – a un significativo sconto della condanna. Sconto che lo esonera da nuovi obblighi nei confronti della magistratura, alla quale – dal punto di vista giudiziario – non deve più nulla. Ma che mai sarà sufficiente per ripulirsi la coscienza, macchiata dal sangue versato, dalle vite spezzate, dagli oltre 100 omicidi a suo carico. Come il caso del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido per la sola “colpa” di essere figlio di un pentito.

La legge di Falcone scarcera il suo carnefice

Paradossale pensare che la libertà di Brusca, così come quella degli altri pentiti, sia stata prevista proprio da una legge fortemente voluta da Giovanni Falcone, consapevole dell’importanza delle rivelazioni di chi gli “affarimafiosi li conosce da vicino, di chi li ha vissuti e ne conosce i meccanismi, di chi per una vita ha cercato di nasconderli, finché ha capito che era giunta l’ora di giocare a carte scoperte.

Proprio come coloro che si sono tenuti dentro un segreto per troppo tempo e che hanno capito come la libertà non abbia prezzo. E che se l’unico modo per vivere al di là delle sbarre è parlare, è giunto il momento di farlo. Smettere di tacere, rivelare le informazioni, le dinamiche, le gerarchie. Far cadere le maschere.

Ed è proprio per loro, che hanno invertito la rotta dopo aver a lungo navigato nella direzione sbagliata, che negli anni il magistrato Falcone ha sottolineato l’importanza del ruolo deipentiti” nella lotta contro la criminalità organizzata. Un’idea che si concretizzò con l’emanazione del decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8, convertito nella legge 15 marzo 1991, n. 82, prevedendo sconti di pena e misure di protezione per i collaboratori di giustizia.