Il killer di Berlino e quelli dell’inferno del turno in quinta. Gli eroi delle volanti dimenticati dallo Stato

Il killer di Berlino e quelli dell’inferno del turno in quinta. Gli eroi delle volanti dimenticati dallo Stato

CATANIA – Cominciamo da qui: “Il turno in quinta l’ho fatto per anni e anni, ti massacra l’esistenza, ti sballa la vita, ti frega il senso del tempo, finisci che non sai più cos’é il giorno e cos’é la notte”.

Ancora: “Resta solo il fatto che la turnazione in quinta, sotto il profilo medico legale, è estremamente usurante per il fisico che mal si adegua alla variazione di cicli sonno-veglia. Lo noto io che faccio il turnista da 8 anni: quando vado in ferie o salto la notte, quella volta faccio molta fatica ad addormentarmi proprio perchè il mio bioritmo aveva previsto che sarei dovuto rimanere sveglio…”.

E ancora: “Bello, stasera attacchi, fai 19,00/24,00. Alle 19,10 caffè coi colleghi, poi alle 20,30 un bel panino imbottito spaccafegato, alle 20,50 ti mandano a fare un rinvenimento di cadavere stagionato con mosconi annessi e il medico legale ti dice la magica frase: MI AIUTA A SPOSTARLO???           
Alle 23,50 rientro in commissariato e lungo la via devo prendermi un campari sgassatore”.

E ancora, ancora, ancora: “Quando addirittura il cadavere non ti esplode: uniformi gettate via, collega in giardino a vomitare, sguardi allucinati e la puzza che ti perseguita nei mesi a venire…”.

Benvenuti all’inferno di “quelli del turno in quinta”. Quello che avete appena letto è un piccolissimo estratto di quel che non si conosce se non lo si affronta, che non viene messo in rilievo. Sono alcune testimonianze di poliziotti italiani così come i due agenti che hanno rischiato la vita per bloccare il terrorista tunisino responsabile dell’attentato di Berlino. Sono agenti della volanti. Quelli che stanno in prima linea. Quelli che pattugliano le strade. Quelli che la quotidianità la vivono nuda e cruda, come spesso nemmeno gli stomaci più forti potrebbero immaginare. Per loro adesso stanno spellandosi le mani gli stessi che le mani di solito le tengono in tasca, voltando le spalle. Ci riferiamo a coloro che sanno. Ci riferiamo a coloro che alimentano le fiamme dell’inferno di “quelli del turno di quinta”, cioè il sistema cadenzato di orari che si sviluppa nell’intero quadrante giornaliero e che prevede un impiego notturno ogni 5 giorni. Ci riferiamo ai rappresentanti del Governo, ci riferiamo alle stanze dei bottoni romane, sempre distanti dal popolo, da chi del popolo ne fa parte e lo difende, perché è il suo mestiere, perché è la sua missione.

All’improvviso gli osanna. All’improvviso l’orgoglio per quegli uomini in divisa che rappresentano la Polizia di Stato, le Forze dell’Ordine. Gli stessi uomini che da tempo chiedono di essere ascoltati, rispettati. Vanamente. Per il Ministero dell’Interno sono l’ultima ruota del carro. Stanno bene là. Lo dicono i fatti. Basta prendere in considerazione quelli di Catania. L’organico è carente. Soltanto 80 poliziotti, circa 20 a turno. Catania, coi suoi mega quartieri a rischio, dove anche nelle zone centrali non si dormono sonni tranquilli. Soltanto 80 poliziotti delle volanti, circa 20 a turno, che poi, di fatto, quelli che montano in macchina non superano mai le 16 unità. Siamo a Catania, non in un ameno paesino incastonato nelle montagne tirolesi…



“Si mantiene il sistema di vigilanza con 6 volanti a turno – ci fa il quadro completo della situazione Tommaso Vendemmia, segretario provinciale del Siap di Catania – e le motovolanti sono due divise in tre turni dalle 8 alle 24. Le auto Upgps (Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico) della Questura sono 3 in due turni 8/20. Poi ci sono le pattuglie dei commissariati, che in totale sono 5 spalmate su fascia 8/20. Da non dimenticare la Mobile ed i repati a cavallo e nautica. Detta così sembriamo molti, ma non è così. Per un controllo capillare H24 del territorio cittadino sarebbero necessarie non meno di 2 volanti per zona e le zone sono 7. Di recente ho inviato una nota al dipartimento perché è stato pure tagliato lo straordinario, che è fondamentale per il controllo del territorio: pensate che da 2.000 ore mensili è stato ridotto a circa 800…”.

Quindi, turni massacranti, che fanno schizzare lo stress per la fatica e quel che nel frattempo un atto criminale ti riserva, con la perenne ombra sulla tua vita, perché non sai mai cosa può succedere e come andrà a finire. Quanto avvenuto a Milano oggi non è listato a lutto o non è venato da gravi conseguenze per la salute soltanto perché la pallottola del criminale tunisino si è conficcata in una spalla e la mano del collega intervenuto in soccorso non ha fallito il colpo. Ma per portare a casa uno stipendio che ti permette di giungere a fine mese stringendo la cinghia, ogni giorno è un giorno conquistato. Ecco il foro del proiettile sulla divisa del poliziotto ferito dal tunisino responsabile della strage di Berlino. La foto è stata diffusa dalla Polizia tramite Twitter. foro-proiettile

Conquistato indossando divise operative inadeguate, con apparati radio portatili che spesso devi sostituire col cellulare personale per non restare isolato, con le vetture, sempre le stesse, spremute 24 ore su 24 perché non sono sufficienti per le insufficienti pattuglie. “Inoltre – aggiunge Vendemmia – aspettiamo ancora che ci diano il secondo caricatore per le pistole di ordinanza. I poliziotti in servizio a Catania hanno una media di 45 anni e non ci sono agenti di fresca nomina. Insomma, sono tutti anziani per un impegno così stressante, tant’è che la maggior parte di loro è stanca per i turni onerosi. La mazzata definitiva ci è stata assestata dall’hot spot attivato nel porto di Catania per fronteggiare l’emergenza immigrazione, che ha assorbito molte risorse sottratte ai vari apparati della Questura”.

Chissà, magari finalmente ci si accorgerà degli uomini e delle donne delle volanti. Magari quanto avvenuto a Milano finalmente farà comprendere l’importanza di un sistema di prevenzione che dovrebbe essere fiore all’occhiello, vanto dell’Italia, visto che nelle altre nazioni europee non esiste un modello di controllo del territorio uguale, cioè con volanti della Polizia e le gazzelle dei Carabinieri che pattugliano i quartieri. Negli altri Paesi si agisce soltanto su chiamata d’emergenza o perché si sta investigando.

“Già, ce lo auguriamo – conclude Vendemmia -. Un semplice controllo della volante di zona è riuscita a risolvere l’enigmatica fuga del terrorista. È stata confermata l’importanza delle volanti nel territorio e la necessità di investire sulla prevenzione. Ribadisco: stiamo parlando di colleghi da sempre considerati dai dirigenti fanalino di coda dell’apparato, sempre a fare i conti con le carenze di auto e materiale, quelli del turno in quinta, quelli che per racimolare qualche proposta premiale devono fare le capriole, quelli dei rapporti informativi più bassi e con la raccolta di punizioni per avere avuto un incidente con la volante, quelli che non possono andare in ferie nei periodi di festa, quelli a cui tagliano gli straordinari per primi e che non possono chiedere di essere trasferiti in altri uffici. Spero che ci si renda conto che i ragazzi delle volanti devono essere più tutelati”.

Alessandro Sofia