CATANIA- Un incremento del 30% nell’ultimo semestre del 2021 per quel che riguarda il settore dell’edilizia in Sicilia e su tutto il territorio nazionale, che però viene messo in discussione dall’aumento del prezzo delle materie prime. In più si mette la crisi causata dalla guerra in Ucraina, che ha portato a un ulteriore rincaro per i materiali energetici. Nelle scorse settimane sono state chieste delle misure per calmierare i prezzi e compensare i maggiori costi sostenuti dalle imprese, anche perché in caso contrario i cantieri del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si fermerebbero tutti per mancanza di materie prima di pari passo con le stesse imprese.
Per questo sono state richieste anche misure come l’adeguamento automatico dei prezzi ai valori correnti per tutte le stazioni appaltanti oppure di semplice compensazione degli aumenti subiti. In seguito è stata posta l’attenzione su un’indagine avviata nelle amministrazioni locali per rilevare in modo aggregato le criticità, in quanto il PNRR in questi mesi dovrà entrare nella fase attuativa per rispettare le stringenti scadenze necessarie per ottenere i fondi. La FENEALUIL attraverso i propri rappresentanti ragionali e territoriali, i quali sottolineano come adesso la questione sarà affrontata a livello nazionale allo scopo di non tenere fermi i cantieri e di evitare che a pagare le conseguenze di questi rincari siano i lavoratori.
“In un periodo di grande espansione del mercato delle costruzioni dovuto all’apertura di tantissimi cantieri legati ai bonus edilizi e alla ripresa del settore – spiegano Francesco De Martino, Segretario Generale Regionale FENEALUIL Sicilia e Nino Potenza, Segretario Territoriale FENEALUIL Catania -, l’impatto dei costi energetici sta avendo effetti devastanti. Dalla fine del 2020 quasi tutti i materiali hanno fatto registrare aumenti di prezzo, ma il balzo dei costi delle ultime settimane, anche per effetto della guerra tra Ucraina e Russia, mette fortemente a rischio i cantieri in tutta la provincia Etnea. Da un lato la fiammata inflattiva legata da un eccesso di domanda si va sommando ad un rincaro senza precedenti dei costi delle materie prime e dell’energia, producendo fenomeni anche di speculazione evidenti tra gli addetti ai lavori. Dall’altro aver assegnato con ritardo opere a prezzi spesso oggetto di scriteriati ribassi sta portando decine di interventi, sia di manutenzione che di nuove costruzioni, all’insostenibilità economica. Risultato: si stanno già fermando alcuni importanti cantieri e si rischia di perdere migliaia di posti di lavoro, in un settore strategico del nostro territorio, come quello delle costruzioni.
I principali centri di trasformazione siderurgici, gli impianti per la produzione di laterizi e manufatti cementizi, materie plastiche eccetera, hanno sospeso o hanno già preannunciato possibili chiusure e gli effetti si ripercuotono sulle imprese edili costrette a chiudere i cantieri con rischi enormi in termini di tenuta dei livelli occupazionali e di coesione sociale. Ogni comparto del settore è coinvolto e l’intera economia rischia di bloccarsi se pensiamo che quasi il 20% del PIL Italiano è legato all’edilizia. Nelle ultime settimane siamo riusciti, nonostante la situazione di incertezza, unita all’emergenza pandemica e geopolitica, a rinnovare due importanti contratti per i lavoratori dell’edilizia e del cemento. Abbiamo assicurato significativi aumenti salariali, garantendo al contempo passi in avanti su tutti i temi e mettendo sempre al centro il lavoro di qualità, sicuro e tutelato ma ora la situazione rischia di andare fuori controllo – Concludono i Segretari De Martino e Potenza dicendo che dobbiamo essere consapevoli che fermare oggi i cantieri vuol dire fermare la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione dei quartieri degradati, l’edilizia sociale, la ristrutturazione di scuole e ospedali, la rigenerazione urbana e la riqualificazione energetica e sismica delle città. – È a rischio il PNNR e la nostra chance di migliorare in termini di maggiore efficienza, innovazione e sostenibilità. O si interviene urgentemente sugli adeguamenti degli importi precedentemente definiti nei bandi e, al contempo, si fissano dei prezzi calmierati sulle principali materie prime e prodotti dell’edilizia, oppure tra poco assisteremo al blocco generalizzato dei cantieri, tanto delle opere private che soprattutto delle opere pubbliche. Serve una soluzione rapida e netta, come l’aggiornamento automatico delle somme aggiudicate e un paniere di beni e materiali da sottoporre a prezzi massimi calmierati, sul modello di quanto si va discutendo in materia di benzina, anche al fine di contrastare fenomeni speculativi. Per queste ragioni i rappresentanti nazionali hanno chiesto un incontro al Governo al fine di evitare il fermo dei cantieri o che, per tenerli aperti, si scarichi sui lavoratori, sui loro salari e sulla loro sicurezza, l’assenza di interventi governativi”.
Foto di repertorio