CATANIA – Ormai lo sanno anche le pietre: le vecchie buste di plastica sono andate in pensione e i nuovi sacchetti biodegradabili ultraleggeri si devono pagare.
Ironia della sorte perché (primo grande errore di valutazione del Governo), per la legge entrata in vigore dal primo gennaio di quest’anno non è stata fatta un’adeguata campagna di informazione, né a vantaggio dei consumatori (pressoché ignari della novità), né tanto meno a favore degli esercenti (molti dei quali devono ancora mettersi in regola, aggiornando i registratori di cassa e offrendo alla clientela i nuovi shopper).
Per quei pochi (fortunati, visto il continuo martellamento sull’argomento) che non lo sapessero, le nuove buste costano in media tra uno e tre centesimi. Un costo irrisorio che ha suscitato l’ira funesta degli italiani, veloci a dichiarare guerra e a resistere contro l’ingiusta imposta.
Ma sarà veramente così? Se dovessimo basarci sulle reazioni apparse sui social sembrerebbe essere “lotta dura senza paura”. Le foto dei tentativi maldestri di sottrarsi al dazio dei 2 centesimi (il prezzo medio del nuovo sacchetto) sono ormai virali, condite da commenti, teorie e ipotesi più o meno colorite.
E nel mondo reale? “Se la prendono con i dipendenti, ma non facciamo noi le leggi”. A parlare è Gaia, cassiera in un supermercato della grande distribuzione, che racconta qualche incontro spiacevole: “Abbiamo avuto a che fare con clienti intrattabili. Sono stati incivili! La colpa non è nostra. Inveiscono contro me e i miei colleghi perché siamo a stretto contatto con loro, ne facciamo noi le spese, mica quelli che stanno comodamente seduti in poltrona a decidere cosa e quanto dobbiamo pagare”.
Non dappertutto, però, sembra essere andata così. Luigi, dipendente, di una catena concorrente, ha raccontato di non avere avuto nessuno scontro con i clienti da quando è stata introdotta la nuova legge: “Un signore voleva acquistare 3 mazzi di cicoria, senza averli prima imbustati. Gli ho spiegato che così avrebbe pagato in ogni caso 3 buste. Non sapeva che fossero state messe a pagamento. Li ha lasciati e se ne è andato. Ma nessuno ha fatto problemi, almeno fino ad oggi”.
A fargli eco un collega che assicura: “Nessun cliente insoddisfatto è passato dalla mia cassa. Imbustano frutta e verdura come hanno sempre fatto e pagano senza lamentarsi”.
Eppure qualche cliente che storce il naso c’è, come la signora Claudia che commenta: “Sinceramente non trovo grandi motivazioni in questa legge: invece di farle pagare un centesimo alla volta, se le buste sono inquinanti, perché non le tolgono completamente? Fortuna che dovevano eliminare i centesimi”.
“Ve la dico io la verità”, intima il signor Agatino, che dall’alto dei suoi 86 anni dice: “Siamo ridicoli. Ci sono cose ben peggiori per le quali dovremmo alzare la voce. Il problema sono quegli scansafatiche che stanno dietro a quei maledetti aggeggi, i computer e i cellulari. Alla gente normale, quella che deve pensare veramente a come arrivare a fine mese, di questa storia non gliene frega niente”.
Fonte foto: rainews.it