ACITREZZA – Un volo di 10 metri per poi finire accanto ai cassonetti della spazzatura del “Residence Galatea” di via Livorno, ad Acitrezza, proprio dove ieri sera – intorno alle ore 19 circa – si è verificato l’ennesimo incidente mortale.
La vittima, appena 37 anni, marito e padre di due bambini, napoletano in trasferta a Catania, si chiamava Cristofaro Musella. A distanza di ore da quanto accaduto, arrivano nuovi dettagli su una tragedia – l’ennesima – che ha distrutto una famiglia e spezzato i cuori di chi quell’uomo lo conosceva.
Cristofaro era arrivato ieri mattina da Napoli a Catania, dove doveva trascorrere tre giorni per impegni lavorativi. Il 37enne, ispettore per la catena dei supermercati MD, aveva noleggiato un’auto all’aeroporto Fontanarossa del capoluogo etneo – una Fiat Panda grigia – per poi arrivare ad Acitrezza, dove in serata lo attendeva una riunione di lavoro.
Tre ore prima la tragedia, il napoletano, insieme ad un collega, aveva trascorso il pomeriggio al centro commerciale “Centro Ulisse” di Catania: è proprio lì che aveva comprato dei regali da portare al suo rientro a Napoli ai suoi due bimbi, ancora in tenera età. Gli stessi regali che sono rimasti nell’auto noleggiata, insieme al trolley rosso con i vestiti portati per i suoi tre giorni nel capoluogo etneo.
Sono le 19 circa quando Cristofaro parcheggia l’auto lungo via Livorno, proprio più avanti delle strisce pedonali, all’altezza del ristorante “Terrazza Galatea”, per entrare nel tabacchino lì vicino a comprare le sigarette. Mentre con una mano chiude la portiera dell’auto, con l’altra chiacchiera al telefono con il fratello. È proprio quest’ultimo ad aver “assistito” telefonicamente all’incidente.
Un forte botto, un volo di 10 metri e Cristofaro finisce sull’asfalto: in quel tabacchino non c’è mai entrato, perché colpito in pieno da un’auto mentre attraversava sulle strisce pedonali.
A bordo del mezzo che ha travolto il 37enne pare vi fosse un giovane, che stava dirigendosi in una palestra di Capomulini. Subito dopo l’impatto – in preda probabilmente alla paura – ha deciso di “fuggire” e dirigersi in palestra, da dove poco dopo ha fatto ritorno sul luogo della tragedia. “Era sconvolto, è rimasto tutto il tempo dentro l’ambulanza, con la testa china e lo sguardo fisso“, ci racconta una testimone. Ed è proprio quest’ultima, che per privacy chiameremo Lidia, ad essere una delle prime accorse accanto al cadavere del giovane.
“Ho posato sul suo corpo due coperte e ho messo tra le sue mani un rosario e un’immaginetta raffigurante Santa Rita”. I dettagli di quei momenti agghiaccianti e che difficilmente Lidia riuscirà a dimenticare, per rispetto di quell’uomo e della famiglia di quest’ultimo, li conserviamo nella nostra memoria, come bagaglio proprio di un lavoro difficile come quello del giornalista.
I familiari di Cristofaro in queste ore hanno raggiunto Catania con un volo diretto da Napoli. Quanto accaduto, però, non deve passare inosservato e soprattutto, la morte del 37enne – avvenuta in una strada “maledetta”, già teatro di altri incidenti mortali – deve poter essere l’ultima di una serie che in questi anni ha fatto piangere e distrutto la vita di troppe persone.
“Due anni fa un altro morto, cinque anni fa la stessa cosa – ci racconta Lidia -. E così come due mesi fa, quando un uomo è stato travolto sulle strisce ed è rimasto terribilmente ferito. Quella di via Livorno è una strada terribile. Io, insieme ad altri residenti della zona, siamo esasperati, perché da sempre chiediamo un impianto di illuminazione, maggiore sicurezza e più manutenzione“.
È un grido disperato, quello di Lidia, un grido di aiuto che rivolgiamo all’amministrazione comunale di Aci Castello, che in queste ore abbiamo già provato a contattare senza ottenere risultati ma che, vi assicuriamo, raggiungeremo nelle prossime ore per far presente la questione e trovare, il più presto possibile, una soluzione.
Perché la morte di un uomo innocente, lavoratore, padre di famiglia e con una vita davanti, non resti vana. Per sua moglie e per i suoi due bimbi, che non lo vedranno più tornare a casa. Per tutte le vittime che in via Livorno ci hanno lasciato il corpo, perché l’anima, si sa, vola chissà dove.
“Chiediamo che la SS 114 venga resa più sicura, che venga illuminata o meglio ancora che vengano installati dei dossi o semafori pedonali – conclude Lidia -. Ieri sembrava di stare in una strada del terzo mondo… dove tutto è lasciato al caso”.
E con la speranza che nulla, almeno questa volta, venga lasciato al caso, vi aggiorneremo nei giorni a seguire sulle novità che verranno alla luce.
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