CATANIA – Un gravissimo episodio di violenza, prevaricazione e pericolosissima deriva criminale è stato scoperto lo scorso venerdì 10 maggio dagli agenti della polizia di Catania, che hanno arrestato la coppia di coniugi A.A e L.R.M.V., per simulazione di reato, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, tentata truffa, calunnia, resistenza e oltraggio a pubblici ufficiali, violenza e minacce a pubblici ufficiali, associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata. A essere indagato per gli stessi reati, il quindicenne figlio della coppia, anch’egli, come i genitori, pregiudicato.
La tragedia ha visto come protagonisti due ulteriori personaggi, P.B. “il picchiatore”, denunciato in stato di irreperibilità per falsità ideologica, percosse, lesioni dolose, favoreggiamento di tutti i reati non associativi commessi dagli arrestati, minacce, sequestro di persona a scopo di estorsione e associazione per delinquere semplice finalizzata al reato di truffa aggravata, e l’effettiva vittima di quanto accaduto, colpevole soltanto di essersi trovata al momento sbagliato e nel posto sbagliato.
I fatti hanno avuto luogo nel quartiere Picanello, dove un incidente stradale è stato trasformato in un vera e propria odissea criminale, il cui scopo era lucrare sulle presunte lesioni subite dal giovane pregiudicato, investito dal conducente di un’auto che, come è successivamente venuto fuori dalle indagini, si è subito fermato per sincerarsi delle condizioni del ragazzo, venendo immediatamente accerchiato da numerosi abitanti del quartiere, tra i quali P.B., che si è reso autore di un fatto di un’inaudita gravità. Infatti, il conducente della vettura, probabilmente intimorito dalla quantità di persone intervenute sul posto dell’incidente, ha cercato di raggiungere la vicina abitazione di una parente, ma è stato malamente riacciuffato da P.B., che lo ha selvaggiamente picchiato e minacciato, riconducendolo sul luogo dell’incidente.
I poliziotti hanno appreso dell’accaduto grazie alla segnalazione giunta dal posto di polizia di un pronto soccorso dove si è presentato il giovane pregiudicato, insieme alla madre, millantando un investimento subito da parte di un uomo che si era poi dato alla fuga. I due non avevano previsto che un atto di pirateria tanto grave sarebbe stato immediatamente preso in esame dagli agenti, il cui dirigente ha immediatamente disposto per l’identificazione del presunto pirata della strada che è stato in breve tempo individuato e raggiunto da una pattuglia. Così sono emersi, negli investigatori, i dubbi sulla veridicità dei fatti così come raccontati dai due al pronto soccorso. Infatti, anche il presunto investitore era dovuto andare in ospedale e non per lesioni derivanti dall’incidente, ma per quelle procurategli da P.B., che lo aveva anche sequestrato e minacciato.
All’individuazione del “picchiatore”, arrivato grazie all’intuito degli investigatori, che, una volta scoperto l’inghippo, hanno invitato in commissariato il giovane “investito” assieme ai genitori. E, a quel punto, la situazione si è aggravata. Il terzetto, infatti, ha intuito che il loro “castello di carte” stava per essere sgretolato e che i poliziotti avevano capito che il giovane pregiudicato, trovandosi con una bicicletta elettrica, peraltro risultata rubata, aveva “adocchiato il pollo” e subito simulato un incidente dal quale, evidentemente, sperava di guadagnare con il rimborso dell’assicurazione.
Il giovane si è scagliato contro i poliziotti, verbalmente e fisicamente, il padre è passato alle minacce, mentre la madre ha avuto l’immancabile svenimento dopo l’inevitabile scenata. Ragion per cui i poliziotti hanno fatto intervenire un’ambulanza che, accompagnandola in ospedale, ha operato il “miracolo”, rimettendola in sesto, così da poter essere ricondotta in commissariato.
Tutto ciò non ha salvato la coppia (il giovane pregiudicato si è “salvato” solo grazie alla sua minore età, pur vantando un curriculum criminale non indifferente) da una sistemazione al carcere di piazza Lanza, dove sono stati rinchiusi. La bicicletta elettrica, utilizzata per la serie di reati commessi, è stata sequestrata ed è attualmente oggetto d’indagini per arrivare all’individuazione dell’effettivo proprietario.
Il conducente della vettura al centro dell’episodio, alla fine, si è rivelato essere la vera vittima della trama ordita dal gruppetto che, pur di lucrare in qualunque modo possibile dall’assicurazione non ha esitato a metter su quella che poi si è rivelata una vera e propria tragedia che nella sua sceneggiatura comprendeva la commissione di quella serie di gravissimi reati che ha aperto loro le porte del carcere.