CATANIA – Risale allo scorso 13 giugno l’ultimo sbarco di clandestini sulle coste catanesi; l’ingresso in Italia dei migranti è avvenuto stavolta ad opera di tre scafisti ucraini arrestati nel corso delle ultime ore. Polizia e guardia di finanza, assicuratili alla giustizia, li hanno incriminati per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Nicolay Mendrik, Demitri Durizki e Vitane Sabro, questi i nomi degli scafisti, conducevano un’imbarcazione lunga circa una dozzina di metri battente bandiera francese. Sulla nave erano assiepati 78 migranti che, dalle coste della Turchia, cercavano di raggiungere il porto di Catania. L’evidente sovraffollamento dell’imbarcazione ha subito determinato a bordo una situazione di pericolo. Fortunatamente il pattugliatore Poseidon (appartenente alla flotta svedese) ha intercettato il natante e, in collaborazione con la squadra mobile del GICO di Catania, ha tratto in salvo i migranti.
A seguito dell’operazione sono emersi degli elementi che lasciano presupporre l’ideazione di nuove modalità di trasporto di clandestini. I tre scafisti sono al momento detenuti nei locali del carcere di Piazza Lanza.
Il problema dell’immigrazione clandestina rischia, è ormai evidente, di sfuggire di mano alle autorità. Proprio in queste ultime ore quattro uomini di origine somala sono evasi da un centro di accoglienza palermitano. Questi, insieme ad altri due connazionali, tentavano probabilmente di far perdere le tracce di sé. Non a caso viaggiavano a bordo di una vettura guidata da un cittadino catanese, Sebastiano Longhitano, alla volta di una meta sconosciuta.
L’automobile, intercettata da un posto di blocco all’altezza di Polizzi Generosa, ha subito destato dei sospetti. I cittadini somali indossavano tutti lo stesso vestiario (tuta blu, maglietta bianca ed infradito nere) e viaggiavano acquattati dietro ai sedili posteriori della vettura. Gli extracomunitari, sottoposti ad interrogatorio, hanno rivelato che Sebastiano Longhitano aveva promesso di aiutarli a raggiungere la Germania.
L’uomo era tra l’altro in possesso di ben 8 mila euro e, interrogato dai carabinieri, non ha saputo indicare la provenienza di quel denaro. Questi, così come i suoi due complici somali addosso ai quali sono stati rinvenuti appunti relativi alle somme percepite e materiale per la falsificazione dei documenti, è stato arrestato e rinchiuso nel carcere dei Cavallacci (Termini Imerese).