CATANIA – All’interno di una società che spesso si diverte additando i giovani d’oggi, attaccandoli e puntando loro contro il dito, etichettandoli come superficiali, viziati e senza valori, alcuni di questi ragazzi sentono in bocca l’amarissimo sapore dei dubbi e delle incertezze, costante – più di quanto si immagini – delle loro intere vite, o almeno della maggior parte di esse.
Questo perché certi ragazzi al giorno d’oggi avvertono come un continuo sentimento di inadeguatezza o incompletezza, come se regolarmente qualcosa impedisse loro di vivere a pieno ogni momento dello splendido periodo della vita in cui si ritrovano: questo sentimento è la paura, lo è la maggior parte delle volte.
Le paure dei “nuovi” giovani non sono più come quelle di una volta, non si fermano al terrore che scatena la vista improvvisa di un ragno o al buio che avvolge improvvisamente gli occhi, bensì nascono dagli angoli più reconditi delle loro menti e spesso la semplice vista di un oggetto quotidiano può scatenare la loro furia: “Ho paura del fuoco, di morire bruciata, di tutto quel che produce calore e brucia”, racconta Rossella, riflettendo sul fatto che la mente riesce spesso a invertire la visione che si ha di qualsiasi oggetto o elemento, rendendolo spaventoso anche quando non dovrebbe.
Tutti i nomi presentati sono nomi di fantasia, perché oltre alla paura in sé, lo spavento sta anche nell’esternare quel che nasce e vive dentro le teste dei ragazzi, sempre in allerta sul rivelare i propri pensieri.
“Ho paura che i miei cari muoiano” (Maria), “Ho paura di ricevere una chiamata improvvisa in cui mi avvisano che qualcuno che amo è morto” (Anna), alcuni pensieri sono comuni tra loro e la morte sembra avere la meglio su tutto, sembra essere il fantasma più maligno, il nemico più spietato.
Strano che dei ragazzi così giovani abbiano pensieri così tristi, soprattutto se così insensibili come si pensa, se così incapaci di provare empatia come si dice. E dove sono finiti i “ragazzi senza valori”? Quelli che non comprendono l’importanza della famiglia?
“La mia paura è di non essere in grado di proteggere le persone a cui tengo”, spiega Chiara, quasi a testimoniare che forse non tutti i “millennials” sono così estranei all’amore e che l’attaccamento ai propri affetti è ancora vivo quasi come quando ai genitori si dava del “Voi”.
C’è chi dice che i ragazzi d’oggi siano troppo viziati, abituati ad avere tutto e ad averlo subito, dunque sarà per questo che molti di loro sono terrorizzati dall’ignoto?
“La mia più grande paura è il concetto di eternità e del post morte: non conoscere dunque cosa ci sarà dopo e se tutto finisce o meno, o se quel tutto è per sempre o meno” (Giuseppe), “Io ho paura del futuro e di quello che può riservarmi. Ho paura di trovare un lavoro e costruirmi una famiglia e poi magari crolla tutto e la mia esistenza cambia totalmente” (Francesco).
“Paura”, però, può essere anche il semplice presente con tutti i suoi “momenti no”: “La mia paura è ‘non avere tempo’ a sufficienza da poter usare per fare quello che più voglio, quindi realizzare i sogni nel cassetto, praticare sport, o anche semplicemente stare sdraiato in un prato ad ascoltare il vento” (Simone).
Spesso, però, le paure più grandi sembrano essere quelle incontrollabili, quelle che corrodono l’anima lentamente e non sembrano lasciare scampo: “Tante volte mi sono ritrovato a fare i conti con la paura, ma non quella di cui normalmente tutti parlano, bensì quella viscerale, quella paura che ti assale nei momenti più imprevedibili – inizia a spiegare Ettore – la più grande paura è quella che non può essere descritta, è quella che ti prende e ti assale quando meno te lo aspetti, la vera paura è quella che precede ogni momento di grande felicità, è quella che ti porta a fallire, che ti porta a non rischiare“.
Sembra quasi che la paura di Ettore sia come un riassunto di ciò che giornalmente molti ragazzi hanno paura di esprimere: “La mia vera grande paura, è quella di provare dolore emotivo. Non solo ‘emotività’ dovuta a relazioni amorose, ma dovuta soprattutto alle situazioni con gli amici, amici che ritieni fratelli e poi si dimostrano per quello che sono. Questo infatti mi frena dall’avere ‘migliori amici’ e soprattutto mi frena dal rischiare un qualsiasi approccio sentimentale con chiunque”.
Che il loro terrore più grande lo scateni qualcosa di materiale, di astratto, di ignoto o di quotidiano, il consiglio da dare a tutti i ragazzi è certamente quello di non fingere sempre di star bene – come spesso succede – ma di cercare aiuto nelle persone che amano, o ancor meglio in uno specialista (se le condizioni lo richiedono).
Questo perché forse, nonostante il periodo storico diverso in cui i giovani d’oggi vivono rispetto a quello dei loro genitori o dei loro nonni, ogni giovane avrebbe semplicemente bisogno di essere capito e ascoltato, per imparare a fidarsi di un mondo che – così – non sembrerebbe additarlo e basta.
Immagine di repertorio
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