Il “calvario” di una imprenditrice, filiale Monte dei Paschi di Siena accusata di usura – LA STORIA

Il “calvario” di una imprenditrice, filiale Monte dei Paschi di Siena accusata di usura – LA STORIA

CATANIA – Una storia, quella che stiamo per raccontarvi, che potrebbe far aprire “uno spiraglio di giustizia a favore dei cittadini e soprattutto degli imprenditori, i quali sono sempre più costretti a rivolgersi ad istituti di credito per portare avanti famiglia ed attività, vedendosi però successivamente costretti a restituire un capitale gonfiato a sproporzione per l’aggiunta di interessi, spese, commissioni e quant’altro”. 

Sono queste le parole di soddisfazione dell’avvocato Salvatore Cavallaro che insieme all’avvocato Giuseppe Lipera, si è occupato della vicenda che ha come protagonista una imprenditrice del calatino, M.M..

Secondo quanto riportato dalla nota stampa inviataci dallo studio legale dell’avvocato Lipera, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Enna, dottoressa Luisa Maria Bruno, con ordinanza del 25.08.2018, ha respinto la richiesta di archiviazione del sostituto procuratore della Repubblica del tribunale di Enna, dottor Francesco Lo Gerfo, con la quale ha dichiarato infondata la notizia di reato di usura commesso dalla banca Monte dei Paschi di Siena ai danni della signora M.M..

La donna, commerciante, ha stipulato nell’anno 2006 un contratto di conto corrente con la Banca Antonveneta, poi diventata Monte dei Paschi di Siena, filiale di Piazza Armerina.

L’attività commerciale è cessata nell’anno 2010 e nel 2013 la Monte Paschi ha chiesto un residuo non pagato del conto corrente, che da qualche migliaio di euro è lievitato a più di diecimila, per l’applicazione di interessi, oneri e commissioni bancarie.

Per tutelare la sua posizione, la donna si è rivolta allo studio legale dell’avvocato Giuseppe Lipera che con l’avvocato Salvatore Cavallaro ha iniziato una corrispondenza di missive, nelle quali, richiesta ed ottenuta la documentazione bancaria, analizzata da esperti contabili nominati dall’imprenditrice, ha rilevato l’applicazione di tassi usurari e di interessi anatocistici.

Nonostante sembrasse evidente quanto denunciato, il direttore generale della Monte dei Paschi, ha negato la responsabilità dell’istituto di credito e ha puntualizzato che i tassi erano stati applicati legittimamente.

Per tutta risposta, la Banca, poco tempo dopo, ha comunicato il nuovo saldo, lievitato a quasi trentamila euro, ed ha avvertito che in caso di mancato pagamento avrebbe proceduto alla segnalazione alla Centrale Rischi.

A questo punto la donna ha proposto querela nella quale lamentava l’applicazione dei tassi usurari, allegando le perizie econometriche redatte dai suoi consulenti, e ha chiesto la condanna della banca per il reato di usura.

In data 19.06.2017, il pubblico ministero del tribunale di Enna, sostituto procuratore, Dottor Francesco Lo Gerfo, ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale, ritenendo che, anche dove venisse accertata l’applicazione dei tassi usurari da parte della banca, questa comunque non avrebbe agito con la volontà di commettere il reato e ciò sia perché il superamento dei tassi soglia non era alto sia perché la questione dell’usura bancaria “riveste profili di rilevanza sistemica che attengono alla complessità dell’intero sistema creditizio” che non può trovare soluzione in ambito penale a tal uopo sussistendo “opportuni rimedi civilistici”.

Ritenendo ingiusta la richiesta, la querelante ha proposto opposizione davanti al Gip di Enna, il quale con l’ordinanza del 25.08.2018 ha respinto l’istanza del pubblico ministero ed ha ordinato l’espletamento di consulenza tecnica contabile “al fine di accertare l’eventuale natura usuraria degli interessi praticati dalla banca Monte dei Paschi di Siena in relazione al rapporto di conto corrente…”.

Il giudice, peraltro, ha precisato che “la conferma dei dati evidenziati dal consulente e l’accertamento dell’incidenza concreta del calcolo della commissione di massimo scoperto sull’usurarietà dei tassi applicati potrebbe destituire di fondamento le considerazioni svolte dal Pubblico Ministero nella richiesta di archiviazione in merito alla carenza dell’elemento soggettivo”.

“Adesso attendiamo l’indagine contabile-econometrica”, ha dichiarato l’avvocato Salvatore Cavallaro. “Tuttavia, l’essere soggetto deputato al prestito del denaro, con questa pronuncia, potrebbe non costituire più un’esimente per le banche, le quali, ove venisse accertato il tasso usuario, ivi ricomprendendovi anche la CMS (Commissione di Massimo Scoperto, ndr), dovrebbero rispondere di un reato grave e ripugnante come quello dell’usura”.

Immagine di repertorio