CATANIA – Catania si prepara al 25 aprile con una serie di manifestazioni in programma nella città dell’Elefante.
Nota stampa ANPI
“Apre la giornata l’ANPI: il 25 aprile, 76° anniversario della Liberazione, l’ANPI di Catania celebra degnamente questa importante ricorrenza per ricordare la sconfitta del nazifascismo e la nascita della democrazia nel nostro Paese. Alle ore 9 una rappresentanza ristretta dell’ANPI si recherà presso il cosiddetto ‘arvulu rossu’ (l’albero grosso) situato in via Dusmet di fronte gli Archi della Marina, per ricordare le persone LGBT + che hanno partecipato alla Resistenza.
Alle 9,30 l’ANPI è stata invitata a partecipare alla cerimonia che si terrà al Sacrario dei Benedettini alla presenza delle autorità cittadine. Alle ore 10,30 nel cortile del municipio, con la presenza del Prefetto e in collaborazione con l’amministrazione comunale, verrà deposta una corona d’alloro ai piedi della lapide dove sono riportati i nomi delle partigiane e dei partigiani catanesi morti durante la lotta di Liberazione. Parteciperà il presidente dell’ANPI provinciale Claudio Longhitano.
Alle ore 11,30 l’ANPI deporrà una corona d’alloro in piazza Machiavelli, nella lapide collocata nella casa natale di Graziella Giuffrida, partigiana catanese di 22 anni morta a Genova durante la Resistenza. Un video ricorderà le partigiane siciliane che hanno partecipato alla Liberazione, le Resistenti“.
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CSP ‘Graziella Giuffrida’, ASIA USB Catania, Fronte Militante per la ricostruzione del Partito Comunista, Potere al Popolo Catania, PCI, Comunità Resistente Piazzetta-CPO ColaPesce, Fronte della Gioventù Comunista, Red Militant, PCL e PMLI, in occasione della giornata del 25 aprile hanno indetto un presidio, con inizio alle ore 9,30, davanti all’ingresso dello dismesso ospedale Vittorio Emanuele.
Dopo il presidio, la manifestazione proseguirà in piazza Machiavelli, che i catanesi conoscono come ‘piazza San Cocimu’.
La nota stampa di un coordinamento di organizzatori
“Nella memoria del passato il futuro della lotta: 25 aprile sempre!
Il 25 aprile del 1945 i partigiani liberarono l’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. L’altissimo obiettivo dei partigiani però andava oltre: liberare le donne e gli uomini delle classi popolari dallo sfruttamento dei padroni, e proprio per questo la loro lotta non si fermò il giorno della liberazione.
In un Paese devastato dal fascismo – che aveva portato la guerra, la fame e la disoccupazione – le partigiane e i partigiani lottarono consapevoli della necessità di distruggere il sistema economico capitalista e costruire una società nuova, libera da ogni sfruttamento. Ancora oggi questa necessità è all’ordine del giorno. Viviamo in un Paese in ginocchio per la crisi economica, crisi che è conseguenza diretta del sistema economico in cui viviamo e moriamo.
Lo stesso sistema non riesce tuttora a fronteggiare la pandemia. I continui tagli alla sanità pubblica (37 miliardi di euro negli ultimi 10 anni) hanno mostrato quanto è inadeguato questo sistema economico, che per garantire i profitti di pochi ha messo a repentaglio la vita di molti: chiusura di presidi ospedalieri; cancellazione dei presidi di medicina generale territoriale (guardie mediche e consultori); riduzione drastica di alcuni servizi quali l’IVG farmacologica e chirurgica; riduzione del personale medico e infermieristico; riduzione dei posti letto per abitante…
La sanità pubblica è evidentemente al collasso e non riesce a rispondere efficacemente alla crisi pandemica, ma lo Stato – anziché occuparsene – preferisce colpire le classi popolari: chiusura prolungata delle scuole (fra l’altro con aumento del lavoro domestico di cura dei figli, che la società patriarcale scarica sulle donne); chiusura dei luoghi della cultura e dello sport; chiusura ottusa delle piccole attività economiche, mentre si garantisce la produzione e il commercio ai grandi industriali, lasciando aperte le fabbriche di armi e i centri commerciali.
Di conseguenza, mentre i profitti dei ricchi padroni aumentano, dall’altro lato della barricata sempre più sono gli sfrattati, le disoccupate (il 98% dei nuovi disoccupati a dicembre 2020 sono donne), le famiglie che non riescono a mettere assieme pranzo e cena. Alla crisi economica e sanitaria si aggiunge la militarizzazione dei nostri territori: sempre più militari nelle nostre strade, pezzi della sanità pubblica affidati in gestione all’esercito, continui finanziamenti alle basi militari presenti nel nostro territorio, aumento del controllo sociale attraverso misure come il coprifuoco e la repressione dura dei momenti di lotta (dagli arresti dei manifestanti in diverse città, agli attacchi agli scioperi e a chi sciopera, dai picchetti dei lavoratori della logistica ai riders, fino alle sanzioni amministrative usate come strumenti per punire il dissenso“.
È proprio per la situazione che stiamo vivendo che è fondamentale celebrare la Resistenza, perché la celebrazione non vuol dire ricordo bensì lotta e consapevolezza. Lotta contro questo Governo, con Draghi a capo e tutti i partiti al seguito. Un governo questo che accelererà il processo di concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi padroni, e imporrà misure sempre più pesanti contro le classi popolari. Occorre lottare contro tutte le riforme del mondo del lavoro, della scuola e della sanità che ci aspettano nel prossimo futuro.
Riforme che ridurranno i nostri diritti e la qualità della nostra vita, con la scusa che vanno restituiti i prestiti dell’Unione Europea. Esattamente com’è accaduto in questi anni alla Grecia. Dobbiamo affrontare il presente e il futuro con la consapevolezza che l’esempio dei partigiani, uomini e donne che lottano con ogni mezzo necessario, è la strada che dobbiamo seguire. Per abbattere questo sistema economico e costruire un mondo libero da ogni forma di sfruttamento capitalista e patriarcale“.
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Immagine di repertorio