CATANIA – “È vero, il prezzo del nostro grano è al ribasso: i cereali valgono 16 -18 centesimi al chilo. Ma se da un lato si vogliono sconfiggere le importazioni di cui si servono le multinazionali con la ‘rivoluzione dei grani antichi’, dall’altro c’è il grande pericolo della speculazione perché, ad oggi, certificare la provenienza dei chicchi è sempre più difficile”.
Ha le idee molto chiare Giovanni Selvaggi, presidente Confagricoltura – Catania, attraverso le cui parole tracciamo un quadro della difficile condizione degli imprenditori e agricoltori siciliani.
In sostanza la necessità è sempre quella: tornare a valorizzare la produzione nostrana non soltanto del grano, ma anche delle arance e delle olive… ormai messe, quasi completamente, in ginocchio.
“Il problema è che le sementi ‘antiche’ come Timilia, Maiorca, Strazzavisazz – spiega Selvaggi – sono non soltanto molto costose, ma anche meno produttive delle coltivazioni moderne – dichiara -. A ciò si aggiunge che molti commercianti assicurano di vendere grani ‘pregiati’, ma come fa un comune cittadino a verificare di non essere preso in giro?”.
E così il punto interrogativo sul futuro degli agricoltori siciliani piano piano diventa sempre più grande, sempre più allarmante.
“Abbiamo bisogno di leggi chiare e ferree che valgano per tutti – incalza Selvaggi -. Io che compro un pacco di pasta Barilla devo sapere che porterò sulla mia tavola del grano canadese, che ha sì un alto contenuto proteico… ma è importato – aggiunge -. In quel caso, se deciderò di comprare, sarà una mia libera scelta… ma devo conoscere la differenza che potrebbe giocare un ruolo determinante sulla mia salute”.
Oltre a quello canadese, c’è il rinomato grano che viene dall’est Europa. In questo caso non vengono quasi mai rispettati i canoni per l’essiccazione che ci sono qui in Italia e viene utilizzato del grifosato che da noi è severamente vietato.
“I grani importati sono molto trattati – racconta Selvaggi – ciò determina il proliferare di micotossine cioè sostanze chimiche prodotte dei funghi, che sono gravemente nocive all’uomo”.
Come risolvere quindi il problema della concorrenza estera, cercando di offrire un prodotto di qualità ai consumatori?
“È fondamentale non fare terrorismo psicologico in quanto non tutti i grani moderni sono da boicottare perché l’importante è sempre come vengono coltivati – conclude Selvaggi -. Se vogliamo tutelare le nostre produzioni dobbiamo tenere a mente che esistono moltissime colture moderne come ‘simeto’, ‘saracolla’, ‘iride’, ‘atlantis’, ‘creso’ che presentano, tra le loro caratteristiche, un ottimo compromesso tra il contenuto proteico e il valore di mercato e poi… sono altamente produttivi”.