CATANIA – “Sephora e Charby, li conoscevo. Erano stati miei ‘alunni’. Venivano dal Congo e non conoscevano la nostra lingua. L’avrebbero imparata presto perché erano svegli, intelligenti e avevano tanti sogni“, il racconto di Renata Falco commuove e spezza i cuori anche di chi, quei due ragazzi inghiottiti dal mare della Playa di Catania, non li conosceva.
Era l’8 giugno scorso quando poco prima di pranzo viene lanciato l’allarme da parte di un ragazzo, di una coppia di colore in difficoltà tra le onde del mare, nel lido Spiaggia libera numero Uno. Le onde, quel venerdì come tanti, erano particolarmente alte ma questo non ha impedito a Sephora e Charby di immergersi.
Poco dopo l’allarme, senza pensarci due volte, Filippo Ricchini, 49enne, bagnino dello stabilimento balneare adiacente a quello della tragedia, si tuffa in mare per cercare di salvare quei due fratelli che combattevano contro la forza del mare, così potente e beffardo, da spezzare giovani vite senza ripensamenti.
Filippo entra in acqua, recupera Sephora, la trascina a riva, tenta di rianimarla più volte e ci riprova, ancora, 1, 2, 3… niente, a 18 anni, il cuore della giovane congolese cessa di battere. La conferma del decesso arriva dai sanitari del 118 che con l’elisoccorso dell’ospedale Cannizzaro di Catania giungono tempestivamente sul posto e apprendono la brutta notizia. È la sala operativa a richiamare l’elisoccorso che torna alla base del nosocomio vuoto.
Tra l’indifferenza della gente, con tanto di cellulari in mano e curiosità, i sommozzatori del Comando Provinciale dei vigili del fuoco di Catania iniziano le ricerche di Charby. Lui ha solo 16 anni e ad oggi non è stato ancora trovato. Le Unità Navali continuano il loro lavoro senza esito.
E mentre loro cercano, in ogni dove, tra quelle acque che lo hanno portato con sé, c’è chi si dispera e piange quei figli nati con amore e portati via da un destino beffardo. Poco dopo la tragedia, intorno alle 19 di quel venerdì, alla Spiaggia libera numero Uno è giunta la madre. Le grida di dolore è possibile sentirle anche oggi. Avrà riconosciuto Sephora e quegli oggetti ritrovati sulla battigia: due tovaglie, due zainetti, un telefonino e un tablet. Chissà se avevano inviato poco prima un messaggio alla mamma per ricordargli in fondo che a 18 o a 16 anni niente ti fa paura e che la vita la vivi in modo spensierato, strafottente. Perché nemmeno quel mare, agitato, ti ferma dal divertirti tra le onde.
Sephora e Charby arrivano in Italia dopo che i genitori avevano trovato un lavoro nella nostra città e ottenuto il permesso di soggiorno. Vivevano nel centro storico di Catania, “erano molto poveri ma molto dignitosi”, Renata continua a raccontare. “Andavano a scuola. Charby era monello, ma intelligentissimo. Aveva una passione per i colori e il disegno. Gli regalai dei pastelli e lui mi regalò una gomma per cancellare. Sephora sognava l’amore, come tutte le ragazze. Vivevano in una casa piccolissima. Una cucina e una stanzetta dove dormire. Sephora, preparava da mangiare per tutti. I genitori tornavano tardi. Pensava al fratello, andavano insieme in giro, a scuola e anche al mare”.
Prima al mare e poi in obitorio. Almeno è lì che Sephora si trova. Mentre Charby… chissà dov’è… tra le onde di quel mare che l’ha trascinato via.
“Gli zainetti, sulla sabbia. E I loro sogni, svaniti”, continua Renata Falco. Tra l’amarezza di chi, quel giorno, non ha avuto il pensiero di immergersi perché forse riprendere la scena coi cellulari risultava ai loro occhi più utile… “resterà il ricordo d’aver postato una scena inusuale su Facebook. Già. Oggi la vita, si fotografa, si riprende e si mette in vetrina, pur di raccogliere I like”.
“Se è vero che per qualche ora o giorno, si è in grado di vedere e sentire, ciò che accade qui, sappiate che vi porterò nel mio cuore per sempre e che la gomma da cancellare, non la userò mai per non consumarla e perché è un regalo più prezioso di un brillante. Per me”.
Ciao Sephora, Ciao Charby…
Fonte immagini Renata Falco



