“Immigrati rendono più della droga”. Lo scandalo romano lambisce Cara di Mineo

“Immigrati rendono più della droga”. Lo scandalo romano lambisce Cara di Mineo

MINEO –Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. Parlava così Salvatore Buzzi, braccio destro e sodale di Massimo Carminati facente parte della cupola affaristica che ha avvelenato Roma.

Buzzi, il signore delle coop, dice chiaramente che gli immigrati sono un business. Le chiamate intercettate sono allegate nelle circa 1200 pagine dell’ordinanza che ieri ha svelato la rete di affari e politica e portato in carcere 37 persone e che vede tra gli indagati anche l’ex sindaco Gianni Alemanno.

Gli “affari” lambiscono anche la Sicilia: il residence degli aranci, all’indomani della primavera araba, è stato trasformato nel Cara di Mineo e attorno ai suoi ospiti – i migranti richiedenti asilo politico – anche la cupola romana ha allungato i propri tentacoli.

Anello di congiunzione tra Mineo e Roma è l’ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni Luca Odevaine, descritto dall’ordinanza della procura come “un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati”.

Piatto ricco mi ci ficco. E così Odevaine ha messo in piedi un sistema: “La gestione dell’emergenza immigrati è stato ulteriore terreno, istituzionale ed economico, nel quale il gruppo si è insinuato con metodo eminentemente corruttivo – scrive nell’ordinanza il gip Costantini – alterando per un verso i processi decisionali dei decisori pubblici, per altro verso i meccanismi fisiologici dell’allocazione delle risorse economiche gestite dalla pubblica amministrazione”.

Odevaine è sia un membro del coordinamento nazionale insediato al ministero dell’Interno e sia uno degli esperti del presidente del Cda per il consorzio “Calatino terra d’accoglienza”, ente quest’ultimo che gestisce il Cara di Mineo. 

Odevaine è stato responsabile delle relazioni istituzionali del Cara di Mineo ed è stato nominato esperto consulente del “Consorzio Terra d’Accoglienza” nel 2013 e da agosto a dicembre ha ricevuto quasi 8mila euro. Successivamente il suo incarico è stato riconfermato per tre anni sino al 2016. Altri 12mila euro Odevaine li prendeva in qualità di dipendente part time dell’ufficio progettazione, gestione e rendicontazione fondi europei del Consorzio.

Esemplificativa è un’intercettazione nella quale l’uomo spiega al suo commercialista che è in grado di orientare i flussi di migranti che passano da Mineo e che poi egli è in grado di “smistarli” nelle varie strutture nazionali.

“Noi quest’anno abbiamo chiuso… con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi e gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero”, dice Buzzi al telefono con un altro indagato.