CATANIA – L’emigrazione dei giovani italiani all’estero è uno dei fenomeni più diffusi in assoluto. I motivi sono tanti: disoccupazione, pochi stimoli, mancanza di valorizzazione dell’individuo. Ma ci sono anche quei giovani che fanno esperienza fuori, magari per tre mesi, sei o addirittura un anno per formarsi caratterialmente ed essere più consapevoli, più maturi.
Gianluca, ragazzo 17enne di Catania, è uno di questi: un liceale che grazie ad un progetto Intercultura ha avuto la possibilità di trasferirsi in Francia (in particolare a Yzeure, in Alvernia, vicino Lione) per un anno, che terminerà quando la scuola francese decreterà il suo passaggio al quinto anno di scuola superiore, cioè luglio. Incuriositi dalla voglia del ragazzo di partire e di fare una nuova esperienza, contando anche che la regione transalpina è quella maggiormente colpita da attentati terroristici, abbiamo deciso di contattarlo per capire, ancora una volta, se l’espatrio è decisivo per il pensiero di un giovane o se, comunque vada, casa è sempre casa.
La prima domanda che abbiamo fatto a Gianluca è stata quella di comparare l’istruzione francese a quella italiana, scoprendo che le differenze per gli studenti sono sia vantaggiose sia non: “Cambia moltissimo, a cominciare dagli orari. Nonostante la settimana corta, tre giorni su cinque si fa un orario continuato dalle 8 alle 18, delle quali ore alcune volte capita di occuparle per la pausa pranzo o, in generale, per studiare. È diverso anche il metodo: in Italia mi rendo conto che lo studente, mettendosi sui libri a casa, viene lasciato più libero e decide se approfondire quel determinato argomento oppure no. A mio modo di vedere, leva un po’ di maturità ai ragazzi, perchè essendo obbligati non hanno una certa visione delle cose. Penso anche che per rimediare (ride, ndr), preferiscono spiegare le lezioni cercando di farti ragionare su quel determinato argomento e su come possa funzionare in ambito scientifico. Questo vale per me visto che sono in un liceo scientifico, ma ci vogliono basi teoriche di un certo peso. E non è semplice. Una cosa positiva riguarda le due settimane di vacanza che vengono concesse ogni mese e mezzo. In quel tempo però si deve studiare parecchio”.
C’è davvero qualcosa da imparare da un viaggio all’estero? Una nuova vita, nuovi amici, scuola totalmente diversa. Quanto è utile? Gianluca inizialmente si gioca una carta senza pensarci due volte: “Tantissimo“. Poi, riprende il suo discorso ripetendo più volte che un’esperienza del genere è pienamente formativa, “non posso dire indispensabile perchè magari non tutti hanno la possibilità di farlo, però in caso contrario lo consiglio a chiunque. In generale diventi più maturo, ti rendi conto di dovertela cavare da solo e devi anche gestire la solitudine, non è una cosa scontata. Il peso delle priorità è diverso, quello che prima ritenevo importante adesso è una sciocchezza”.
C’è una frase che, sempre in questo contesto, Gianluca ha detto durante la nostra intervista: “Ci sono tanti modi di vivere. Facendo un’esperienza del genere, magari rifletti sulla vita che facevi e non sempre quello a cui si è abituati è la cosa migliore“. Conoscere culture differenti, in effetti, può aiutare ad avere una visione delle cose più razionale. “La mente migliora e agisce più velocemente – continua il ragazzo -, anche studiare e parlare una lingua diversa da quella madre, ti aiuta a ragionare in maniera più rapida”.
A livello istituzionale, invece, abbiamo posto il dilemma che tutti i francesi probabilmente si chiedono: Macron o Le Pen, a chi la poltrona di Presidente della Repubblica Francese? Andati al ballottaggio, per “sentito dire” Gianluca crede che non ci sia storia: “Ho parlato con molti francesi, Macron dovrebbe vincere a mani basse. La Le Pen sembra avere poche speranze, in tanti dicono che sia razzista ma in realtà è un modo per difendere la faccia. Lei vorrebbe purificare, se si può dire così, la popolazione. Ma la verità è che in Francia ci sono più persone di colore e arabi che francesi bianchi, occhi azzurri e capelli biondi. Quindi è un progetto complicato, quello di Macron ha colpito di più”.
Persone calorose, i francesi, non fredde e antipatiche come si pensa. In Italia, dice Gianluca, ci sono degli stereotipi incredibili su questa popolazione, in realtà “quello che non mi aspettavo era di trovare persone sempre con il sorriso ed accoglienti. Giocando anche in una squadra di calcio, loro mi hanno fatto sentire subito come uno di loro, ho molti amici qui. Quello che non si comprende è che di tutta l’erba si fa un fascio, ogni persona è diversa dall’altra e gli stereotipi non valgono per nessuno“.
La vita, però, è influenzata dal terrorismo? Questa è stata la risposta che ci ha colpito di più: “Macché! Stanno benissimo, vivono tranquilli. In occasione dell’ultimo attentato, agli Champs Elysées, io l’ho saputo subito grazie ad una notifica del cellulare ma in molti non lo sapevano. Ne sono venuti a conoscenza il giorno dopo, ovviamente non a Parigi ma nelle altre zone della Francia. Quando sono stato nella capitale, ho notato che non c’è molta paura. Ho chiesto alla gente, loro mi hanno risposto che non ha senso farsi intimorire. Quello che il terrorismo ha portato qui è l’assidua presenza della polizia. I controlli sono dappertutto, qualche volta ci sono anche dei cecchini piazzati lungo la città”.
La Sicilia ti manca? Hai più voglia di restare o di tornare?
“Tornerei, ma soltanto per gli affetti che ho lasciato a Catania. La Sicilia è una terra meravigliosa, in Francia il sole non c’è quasi mai, ho praticamente dimenticato il calore e le belle giornate. I miei progetti escludono però questa terra, non avrei il futuro che voglio. Completerò gli studi nella scuola che frequento (Principe Umberto, ndr). So che dovrò lasciare la Francia, anche se mi trovo benissimo. Yzeure è una piccola cittadina ma avendo la possibilità di girare un po’ il paese, conoscendo anche calciatori famosi e visitando il bellssimo “Parc des Princes” di Parigi vista la mia fissa per il calcio, devo dire di aver trovato delle persone stupende. Ma direi mille volte che tornerei”.
Sarà difficile riabituarsi ai ritmi che riserva la Sicilia: l’esperienza all’estero cambia la propria personalità, specie se si è ragazzi. Gianluca tornerà per poi andare via, conservando quest’esperienza che lo ha segnato per la sua formazione.
Lasciando l’amaro in bocca per quel “non c’è futuro, sebbene sia una meravigliosa terra”.