Giovani e nostalgia: perché a 20 anni si rimpiange già il passato

Giovani e nostalgia: perché a 20 anni si rimpiange già il passato

A vent’anni si dovrebbe guardare il futuro con entusiasmo, eppure oggi molti ragazzi si voltano già indietro con nostalgia. Un fenomeno sempre più diffuso: giovani che parlano di “tempi migliori“, rimpiangono l’infanzia o i primi anni dell’adolescenza, come se il meglio fosse ormai alle spalle. Cosa alimenta questo sentimento precoce? È paura del futuro, idealizzazione del passato o semplice insicurezza?

Per avere un quadro più chiaro abbiamo chiesto il parere della Dott.ssa Valentina La Rosapsicologapsicoterapeutaassegnista di ricerca e docente a contratto di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Catania.

Giovani e nostalgia: come si spiega il fenomeno?

“Questo fenomeno può essere letto come il riflesso di una crescente instabilità percepita. La nostalgia precoce nei giovani sembra collegarsi a un’accelerazione dei ritmi di vita, delle aspettative sociali e delle pressioni sulle scelte future. Già in età adolescenziale, i ragazzi sperimentano un forte senso di responsabilità, con una minore presenza di “zone di transizione” tra l’infanzia e l’età adulta. Il passato recente viene quindi idealizzato come simbolo di un tempo più sicuro e spensierato. Un esempio è il trend “core memory” su TikTok, dove gli utenti condividono brevi video di momenti significativi della loro infanzia o adolescenza, spesso accompagnati da musiche evocative, per celebrare ricordi che hanno lasciato un’impronta profonda nella loro identità”.

Quali sono, secondo lei, i fattori principali che alimentano questa sensazione nei giovani?

“A influire su questa percezione contribuiscono diversi elementi. Innanzitutto, l’incertezza economica e lavorativa riduce la fiducia nel futuro, facendo sì che il passato diventi un rifugio emotivo. In secondo luogo, i social media amplificano il confronto sociale e offrono immagini spesso idealizzate della giovinezza passata, tanto che fenomeni come il ritorno in voga tra i giovani della moda Y2K, ovvero uno stile che richiama quello dei primi anni 2000 caratterizzato da colori vivaci e tessuti lucidi, ne sono una prova concreta. Inoltre, la perdita di rituali di passaggio tradizionali, come il primo lavoro stabile o l’indipendenza abitativa, rende più difficile costruire una narrativa coerente di crescita personale. A tutto questo si aggiunge il peso di crisi globali come la pandemia da Covid-19 e l’ansia climatica, che spostano l’attenzione dal futuro all’idealizzazione di ciò che è stato”.

Quanto influiscono i social media nel far percepire il passato come “migliore” rispetto al presente?

“I social media giocano sicuramente un ruolo cruciale in questo senso. Da un lato, piattaforme come TikTok e Instagram moltiplicano contenuti che celebrano la cultura pop degli anni 2000 o i “bei tempi” della scuola media, trasformando il passato in un prodotto di consumo emozionale. Dall’altro lato, le dinamiche dei social favoriscono una rappresentazione edulcorata della memoria: si dimenticano le difficoltà reali e si mettono in evidenza solo gli aspetti positivi, rafforzando l’impressione che il presente sia meno autentico o meno felice”.

È un fenomeno nuovo oppure anche in passato i giovani hanno sperimentato sentimenti simili?

“Il sentimento nostalgico non è una novità: anche in passato, i giovani hanno vissuto momenti di rimpianto per l’infanzia o l’adolescenza. Tuttavia, oggi assistiamo a una cristallizzazione precoce della nostalgia, favorita dalla velocità dei cambiamenti sociali e tecnologici e da una continua esposizione a modelli di vita idealizzati. Se in passato il passaggio dall’infanzia all’età adulta avveniva attraverso tappe più progressive, oggi i giovani sono chiamati a essere performanti rapidamente, senza avere a disposizione uno spazio adeguato di crescita e sperimentazione della loro identità”.

Questo sentimento di “aver già vissuto il meglio” può avere effetti psicologici o sociali a lungo termine?

“Tale convinzione può sicuramente influire negativamente sul benessere individuale e sulla partecipazione sociale. A livello psicologico, la convinzione di aver già superato il “picco” della propria vita può alimentare ansia, insoddisfazione e sentimenti depressivi, come mostrano anche recenti ricerche sul crescente disagio psicologico di adolescenti e giovani adulti. Sul piano sociale, c’è il rischio di una disillusione precoce che porta a una riduzione dell’impegno attivo nello studio, nel lavoro e nelle relazioni”.

Quando un giovane sente nostalgia così presto, sta rimpiangendo il passato o ha paura del futuro?

“Spesso entrambe le cose. La nostalgia precoce è infatti un movimento ambivalente: da un lato idealizza un passato percepito come più semplice e felice, dall’altro esprime una paura del futuro vissuto come incerto e difficile. Dal punto di vista psicologico, possiamo considerarla una strategia di adattamento: si guarda indietro per proteggersi dall’angoscia dell’ignoto, un atteggiamento che, in alcuni casi, viene anche rafforzato da narrative collettive pessimistiche molto diffuse online”.

Cosa si potrebbe fare per aiutare i giovani a vivere meglio questa situazione?

“È innanzitutto importante promuovere narrazioni positive e realistiche del futuro, valorizzando la resilienza e la capacità di cambiamento in tempi complessi. Gli interventi di orientamento scolastico e professionale dovrebbero aiutare i giovani a riconoscere i propri talenti e a progettare percorsi motivanti, senza imprigionarli in modelli di successo irrealistici. Un altro passo essenziale è l’educazione al pensiero critico nell’uso dei social media, per sviluppare consapevolezza sulle distorsioni percettive che generano idealizzazione e insoddisfazione. Infine, non va trascurata l’importanza di offrire esperienze pratiche di partecipazione attiva alla comunità, come il volontariato o i progetti di cittadinanza attiva, che possono restituire ai giovani la sensazione di poter incidere realmente sul mondo”.

Può esserci anche un “lato positivo” nella nostalgia, come una spinta a dare più valore alle esperienze?

“Assolutamente sì. Quando non è patologica o paralizzante, la nostalgia può rivelarsi una risorsa. Può aiutare a costruire continuità nella propria identità, a rafforzare i legami affettivi e a sviluppare un senso di gratitudine verso il presente. Molti progetti artistici contemporanei, dalla musica indie ai cortometraggi TikTok sul tema dei “ricordi d’infanzia“, mostrano come la nostalgia possa ispirare creatività e riflessione. In questo senso, la memoria positiva del passato non è solo una fuga, ma può diventare una risorsa per vivere il presente con maggiore intensità e consapevolezza”.