CATANIA – “Dall’Unesco come si entra, si esce. Vi ricordo che Dresda è stata tolta dai siti eletti Patrimonio dell’Umanità. Quindi, l’Etna potrebbe avere la stessa sorte. Sia chiaro”. Chiarissimo.
Aurelio Angelini, direttore della Fondazione Unesco Sicilia, non utilizza il politichese. Dice le cose come stanno. Cioè che se la strigliata dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato non sortirà effetto, l’Etna sarà destinata alla mortificazione dell’estromissione dai siti Unesco e al definitivo degrado. Quello che è già in atto, quello che fa del vulcano più alto d’Europa, del suggestivo gigante che ha ispirato miti immortali, una immensa, ricchissima miniera sfruttata male, malissimo, per nulla, considerate le infinite potenzialità.
Lo dice il Garante. Nel bollettino n° 4 pubblicato lo scorso mese, firmato dal presidente Giovanni Pitruzzella, si legge che sono state rilevate “Distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato derivanti dalle complessive modalità di affidamento delle vie di accesso alle zone sommitali dell’Etna da parte delle Amministrazioni di indirizzo”.Cioè i comuni di Castiglione di Sicilia, Linguaglossa e Nicolosi, ai quali è stato inviato il parere dell’Autorità.
Un’analisi allarmante, senza appello. In uno dei passi salienti del bollettino “l’Autorità osserva che la gestione delle vie di accesso alle zone sommitali dell’Etna da parte delle società Funivia e Star, peraltro riconducibili al medesimo soggetto privato, appare contraria ai principi posti a tutela della concorrenza, con riguardo all’assenza di procedure selettive ovvero in ragione di requisiti di partecipazione alle procedure di affidamento ingiustificatamente restrittivi”.
E ancora. “La durata ultradecennale e storica degli affidamenti in questione risulta del tutto sproporzionata. L’Autorità auspica che quanto rilevato sia tenuto in adeguata considerazione dalle amministrazioni coinvolte, affinché rivedano le complessive modalità di affidamento e gestione delle vie di accesso alle aree sommitali dell’Etna, al fine di introdurre criteri concorrenziali che consentano di superare affidamenti inerziali agli operatori storici, senza adeguate valutazioni economiche comparative, contribuendo, per questa via, anche allo sviluppo del settore turistico – ricettivo della zona”.
Insomma, siamo al punto di non ritorno. Quello che sta animando un dibattito acceso, che coinvolge le comunità e gli operatori direttamente interessati, che riguarda l’immagine e lo sviluppo della Sicilia intera, l’immagine e lo sviluppo di un’Italia ancora incapace di valorizzare quel che i suoi territori offrono spontaneamente.
“L’Etna appartiene al Mondo – sottolinea Angelini – non è patrimonio soltanto dei siciliani, degli italiani, ma dell’Umanità. E come tale deve essere gestito, secondo i criteri dell’Unesco, secondo i criteri di chi vuole preservare beni preziosi per tutti”. A puntare con determinazione i riflettori sulla vicenda è il Dipartimento di Economia dell’Ateneo di Catania. “La questione è aperta, ma vecchia – afferma Maurizio Caserta, ordinario di Economia ed Impresa e presidente dell’Associazione Mediterraneo, Sicilia, Europa – la gestione degli impianti di risalita e la concessione di passaggio della strada che porta ai crateri sommitali sono un monopolio, che produce tariffe ingiustificatamente elevate e trattamenti diseguali anche per le linee di collegamento destinate a raggiungere i parcheggi di arrivo al vulcano. È una vicenda di primissimo rilievo perché è un efficace paradigma del più classico intreccio politico-affaristico così diffuso e che tanto male ha fatto in Italia, soprattutto in Sicilia. A noi spetta il compito di non abbassare la guardia. Noi economisti, noi operatori del settore, noi imprenditori, noi cittadini che credono nel rilancio della nostra Terra. In questo modo, altre zone, prima oscure, verrebbero alla luce, permettendo uno sviluppo che faccia il bene di molti, non di pochi”.
Un appello raccolto dall’assessore regionale al Turismo, allo Sport ed allo Spettacolo Anthony Barbagallo: “In passato c’è stato un atteggiamento troppo silente sulla gestione delle vie di accesso al vulcano e sulle dinamiche che avrebbero dovuto produrre benessere. Adesso noi rappresentanti istituzionali siamo costretti a pagare colpe di altri. L’Etna, fra i sette siti materiali siciliani dell’Unesco, è uno dei tre coi peggiori dati. È il risultato di un peccato mortale perpretato negli anni. Adesso dobbiamo essere bravi a reagire positivamente alle sferzate del Garante ed a utilizzare adeguatamente le norme che già esistono. Non è più ammissibile che vengano stabiliti certi prezzi per l’accesso allo splendore del vulcano. Essendo un patrimonio dell’Umanità deve essere accessibile a tutte le tasche e non un luogo elitario. Intanto entro 60 giorni abiliteremo almeno 500 nuove guide. Ma ancora c’è moltissimo da fare per moltissimi aspetti. Io posso garantire il massimo impegno. Non utilizzerò gli errori del passato come pretesto, ma come stimolo”.
“Il parere dell’Autorità è come la fiaba del Re Nudo – dice Marisa Mazzaglia, presidentessa dell’Ente Parco dell’Etna – È una situazione che si protrare da decenni e che adesso finalmente sta affiorando. La formula del turismo escursionistico è cristallizzata da tempo, limitata. Si è formata una barriera nel mercato che continuerà a rallentare i flussi di ingresso. Il criterio di accesso al vulcano non è immutabile. Noi dell’Ente vigiliremo e allo stesso tempo auspichiamo che la Regione ed il Comune di Catania comprendano quanto sia importante una risorsa così come l’Etna. L’unico dato positivo che mi viente in mente è lo spazzamento neve da due anni più efficiente. Penso di avere sintetizzato bene la situazione”.
Per il sindaco di Nicolosi Antonino Borzì è “Una vicenda complicata. Nicolosi, in particolare, è al centro di una situazione singolare. Il Comune è proprietario di impianti di sci che, però, sono all’interno di terreni privati perché ancora non sono stati espropriati. E il privato non vuole che rilasciamo il servizio pubblico di funivia, lo ritiene cosa sua. Coloro che mi hanno preceduto non hanno provveduto. Adesso ci vogliono 420 mila euro per espropriarli. Ora come ora, i crateri Silvestri potrebbero essere off limits per chiunque, visto che l’accesso ricade in una proprietà privata. Vi rendete conto? Noi mercoledi saremo ascoltati dal Garante e faremo presente tutto. Non si può andare avanti così”.
“Noi e il comune di Castiglione di Sicilia dal 2013, quando sono scaduti i termini della nostra unica via di accesso al vulcano, siamo stati costretti a fare bandi annuali. In caso contrario l’attività sarebbe stata paralizzata – afferma Rosa Maria Vecchio, sindaco di Linguaglossa –. Non mi sono sentita bacchettata dall’Autorità, ma spronata. Il territorio di Linguaglossa è penalizzato dall’assenza di un impianto di risalita. Ritengo che il monopolio non consista soltanto nella gestione, ma anche nell’offerta. Dobbiamo imparare a diversificare gli investimenti. È sbagliato concentrarsi soltanto sull’aspetto del singolo imprenditore che gestisce le vie d’accesso da tempo. Noi, comunque, siamo pronti a realizzare bandi che prevedano concessioni non inferiori ai 5 anni e che non superino i 10. E siamo a disposizione di tutte quelle soluzioni che facciano il bene della comunità”.
“Datemi l’incarico e realizzo gratuitamente i progetti che renderanno l’Etna un paradiso, qualcosa di inimitabile e alla portata di tutti – propone con entusiasmo Giuseppe Palanga, architetto fiorentino trapiantato da tempo alla falde del vulcano, presidente di Etna Re, una rete di imprese che promuove lo sviluppo eco-sostenibile sul vulcano –. Le chiacchiere stanno a zero. Da tre anni a Piedimonte Etneo abbiamo creato un circolo virtuoso traboccante di idee e progetti. Siamo pronti all’azione, ripeto gratuitamente, per realizzare quelle basi operative necessarie per il vitale rilancio dei territori che dipendono dal vulcano. È ora di fare gruppo, di essere uniti. Noi lo siamo. Lo dimostrino anche le istituzioni che devono vigilare e sostenere”.
“Bisogna uscire fuori da una visione frammentaria – condivide e conclude Angelini – e guardare ad aree vaste. La politica deve assumersi le sue responsabilità. Essere parte dei siti Unesco è una formidabile opportunità che sarebbe un delitto sprecare”.
Alessandro Sofia
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