CATANIA – Sequestrate più di quattro tonnellate di sostanze stupefacenti.
Su delega della Procura Distrettuale di Catania, la polizia di Stato ha eseguito l’arresto di sedici persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Cinque, però, sono latitanti. Agli indagati è contestata l’aggravante mafiosa, per i legami con il clan Santapaola-Ercolano e per la natura transnazionale del reato.
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Le indagini iniziate a maggio 2013 si sono concluse a ottobre scorso e hanno evidenziato l’esistenza di tre gruppi criminali che hanno “saltato” l’intermediazione storica della ‘ndrangheta calabrese: uno legato ai fratelli Rocco e Antonino Morabito del quartiere Picanello, un altro gestito da Andrea Luca Nizza latitante appartenente all’omonima famiglia che controlla numerose piazze di spaccio fra Librino e San Cristoforo e infine un terzo capeggiato da Lorenzo Saitta radicato nel rione di San Cristoforo. Questi tre gruppi erano tutti legati a doppia mandata con la cosca Santapaola-Ercolano.
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Le indagini della Polizia di stato hanno messo in luce un vasto traffico di marijuana e hashish tra l’Albania che aveva un terminale vicino Durazzo e la Sicilia. La droga arrivava, seguendo una rotta che passava dalla Grecia, ben nascosta su pescherecci siciliani all’interno di contenitori simili a serbatoi e quindi difficilmente individuabili.
“Abbiamo avviato un’attività tecnica e intercettazioni telefoniche e ambientali e così abbiamo individuato lo smistamento di una quantità di stupefacenti mai registrati in Sicilia – spiega Antonio Salvago, dirigente della Squadra Mobile di Catania – Queste tonnellate di droga sequestrate sul mercato avrebbero fruttato 16 milioni di euro. L’organizzazione criminale ha utilizzato un modus operandi completamente nuovo e questo apre scenari mai visti prima. Gli Albanesi mettevano a disposizione i pescherecci con un passaggio economico diretto da Catania e avevano il compito di lavorare le sostanza stupefacenti e fornire schede telefoniche nuove per sostituire le utenze e far perdere le proprie tracce”.
Il dirigente della Squadra Mobile ha, inoltre, spiegato che il gruppo si è avvalso della collaborazione dell’autista di un autobus che viaggiava fra la Sicilia e i Paesi dell’Est Europa e che così portava i soldi all’organizzazione albanese: circa 200 mila euro, consegnando anche le schede telefoniche e i cellulari “puliti.
Adesso si indaga per capire se oltre Catania, ci sono cellule dell’organizzazione in altre città italiane.
Ecco come è stato trattato l’argomento nel servizio di Vittoria Marletta su immagini di Guido Messina per i telegiornali di VideoMediterraneo: