Fotografi penalizzati dal Coronavirus, l’allarme della categoria: “Tutto bloccato. Non sappiamo come pagare le tasse”

Fotografi penalizzati dal Coronavirus, l’allarme della categoria: “Tutto bloccato. Non sappiamo come pagare le tasse”

CATANIA – Non poche le ripercussioni negative sul settore economico totalmente al collasso per via del Coronavirus.

Nessun settore escluso. Tutti, chi in maniera più incisiva e chi meno, incontrano difficoltà per la ripresa della propria attività.

Oggi i riflettori sono puntati su un campo al momento fortemente penalizzato per via dell’emergenza.

Ai microfoni di NewSicilia.it è intervenuta la fotografa Sijé Kanovas, proprietaria di uno studio fotografico di Catania, la quale illustra le condizioni sue e dei propri colleghi del settore: “Noi fotografi siamo chiusi. Non possiamo lavorare con i servizi precedenti perché la gente non può venire a ritirare e si trova in difficoltà economiche. Quindi non possiamo ripartire col passato, ma nemmeno col futuro poiché non sono consentiti assembramenti. Tutti i servizi sono rimandati a data da destinarsi, come per esempio cerimonie, battesimi e matrimoni“.

Le conseguenze dal punto di vista economico?

“Le tasse continuano ad arrivare e noi ci troviamo in una condizione in cui non possiamo pagarle, a meno che non siamo ricchi di nostro e le anticipiamo. L’unico supporto è quello dei 600 euro ricevuti, ma ovviamente abbiamo affitti o mutui di casa e di studio fotografico indietro, sommati alle bollette che continuano ad arrivare. Da noi non c’è speranza per quest’anno. Siamo tutti nella stessa situazione, non troviamo soluzione e lavoriamo solo di cerimonie, quindi siamo bloccati poiché sono tutte le date rimandate”.

C’è una soluzione al problema?

“Io per fortuna vivo con mia mamma ma c’è chi sta peggio. Chi ha alle spalle una famiglia con bambini. I 600 euro li abbiamo usati per mangiare. Io sono con gli affitti indietro e le tasse dell’Inps continuano ad arrivare. Per fortuna ho il regime forfettario ma chi non lo ha paga il 60% di tasse. Nessun aiuto, oltre i 600 euro. Inps e Inail non vengono bloccate. Loro dicono che si può fare una sorta di prestito dalle banche, ma per avere 25mila euro si devono raggiungere almeno 100mila euro di fatturato annui. Noi piccole imprese non ci arriviamo a questa cifra. Abbiamo chiesto, ma nessuna risposta. Ci viene detto che si può lavorare, secondo il decreto, già dal 13 di aprile, ma in realtà nessuno può essere operativo. Può entrare una persona alla volta e nemmeno può ritirare per mancanza di soldi”.

Quale messaggio vuole lanciare?

“Non so e non sappiamo come andare avanti. Sto facendo da portavoce perché nessuno ne parla. Vengono sempre attenzionati ristoratori e parrucchieri, ma di noi non ne parla mai nessuno. Non si può lavorare. Io non posso muovermi nemmeno per fare foto in giro per ragioni di sicurezza. Mi trovo in una scacchiera dove non posso fare nessun passo, siamo bloccati. Sono circa 8mila euro di uscite obbligatorie a settembre che devo dare, ma io non avrò un euro. Nel momento in cui loro non mi aiutano, non pago le tasse. Non c’è blocco delle bollette. Ne ho parlato con altri miei colleghi e nessuno di noi ha intenzione di pagare le tasse dello Stato. Si deve fare una scelta: o si vive o si pagano le tasse. Chiediamo di trovare una soluzione per noi visto che nessuno parla”.

Immagine di repertorio