Cronaca

Figlia gravemente malata non può mangiare l’ostia: mamma di Randazzo scrive a Papa Francesco

RANDAZZO – Sua Santità, carissimo Papa Francesco, sono una mamma che da 13 anni non fa altro che lottare per dare una vita dignitosa alla propria figlia colpita da una grave patologia“.  Inizia così l’appello, pubblicato questa mattina su Repubblica Palermo, che una mamma di Randazzo, in provincia di Catania, ha inviato al Papa per chiedere che a sua figlia, affetta da una gastrostomia per la quale non può mangiare né bere per bocca, altrimenti rischia di morire, venga riconosciuto il diritto di ricevere il Sacramento della Comunione.

Monica Scrivano, questo il nome della donna, spera in una risposta da parte del Pontefice e che, anche attraverso una dispensa particolare, la sua bimba possa ricevere la Prima Comunione. La bambina, inoltre, non parla, non vede, è microcefala e ha un tumore spinale.

La signora Scrivano scrive nella lunga lettera al Pontefice di essersi rivolta 4 anni fa, quando la figlia aveva raggiunto l’età per la Prima Comunione, al prete di una delle chiese del paese per chiedere se esistesse una soluzione alternativa. Il sacerdote avrebbe espresso alcune perplessità inerenti al fatto che “Clara non mangia per bocca“, e sostenendo che “bisogna vedere“.

La donna sostiene di aver incontrato il sacerdote solo in quell’occasione, sia perché dopo si è dovuta recare con la figlia al Gaslini di Genova, dove Clara viene ricoverata periodicamente e per lungo tempo, sia perché il prete non si è più fatto vivo.

Lo sconforto della donna è grande e lo descrive così: “Siamo davvero emarginati da tutto e tutti, che lo faccia un prete mi distrugge davvero tanto da credente che sono, anche con tutte le avversità che la vita mi ha dato“.

Ogni giorno, aggiunge la signora Scrivano, lotta con le istituzioni e la burocrazia, che invece di garantire i diritti alla figlia li negano poiché Clara non ha mai ricevuto l’assegno di cura destinato ai disabili gravissimi e non ha mai potuto frequentare la scuola dal momento che gli operatori della neuropsichiatria dell’Asp di Bronte non le hanno concesso l’assistente alla comunicazione, indispensabile per chi ha una malattia come quella della figlia.

Immagine di repertorio

Redazione

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