Fango alto e allagamenti zona sud Catania dopo nubifragio: qual è la vera origine?

Fango alto e allagamenti zona sud Catania dopo nubifragio: qual è la vera origine?

CATANIA – Da un sole cocente a violenti temporali. Si potrebbe sintetizzare così l’improvviso cambio delle condizioni meteo che ha interessato la Sicilia tra la fine dello scorso mese e l’inizio di quello attuale. Se fino alla terza settimana di settembre infatti si sentiva una forte afa, nei giorni immediatamente successivi hanno avuto luogo nella nostra isola forti nubifragi che hanno dato ufficialmente il via alla stagione autunnale.

Mentre la scorsa settimana abbiamo visto l’uragano Zorbas colpire diversi borghi marinari della parte orientale della Sicilia, negli ultimi giorni a Catania e provincia un vero e proprio nubifragio ha causato gravi danni e ha messo in ginocchio il capoluogo etneo, con allagamenti, oltre che nelle strade più importanti e nelle case, anche in luoghi pubblici di una certa importanza. Tutto questo ha portato il sindaco a emettere l’ordinanza di chiusura delle scuole e a una riunione ieri pomeriggio con gli assessori competenti riguardo agli interventi di ripristino dei luoghi colpiti dalla bomba d’acqua.

Una prova molto chiara della situazione di disagio sono le immagini che ritraggono via Etnea, arteria principale della città, trasformata in un vero e proprio fiume. Ma non sono stati risparmiati nemmeno i quartieri periferici del capoluogo etneo. Uno di questi è il Villaggio Santa Maria Goretti, un rione a sud della città che sorge sotto il livello della strada su un terreno un tempo acquitrinoso, come dimostra la presenza di due torrenti.

I residenti si sono trovati in grande difficoltà, hanno pulito il torrente e solo dopo molte ore gli operai del Comune etneo hanno cercato di liberare le strade dalla presenza del fango. Una situazione che è stata rivissuta dopo anni a causa della mancata manutenzione nei mesi estivi.

L’assessore alla Protezione Civile del Comune di Catania, Alessandro Porto, riguardo a quanto accaduto, ha risposto: “I danni sono causati da una programmazione arrivata in ritardo. Per il torrente Forcile c’è una sentenza che da aprile dà all’Irsap, la società che gestiva la zona industriale, l’onere della pulizia, mentre i materiali a monte sono scesi nel punto di congiunzione tra i due torrenti, dove c’è una strettoia che forma un tappo. Così dopo i due violenti temporali in pochissime ore l’acqua si è riversata nel quartiere in grande quantità. Nella notte tra ieri e giovedì abbiamo lasciato due pompe idrovore e giovedì è stata pulita la zona della strettoia con i bobcat. Gli operai non hanno avuto il tempo di coprire tutta l’area e qualcuno dei residenti nel frattempo è intervenuto”.

Per quanto riguarda lo sversamento dell’acqua in città (che da anni fa discutere), la sistemazione dei tombini e delle caditoie, i mancati interventi in estate e quello che sarà fatto in futuro allo scopo di evitare che riaccada tutto questo, le gare d’appalto giocano un ruolo fondamentale. “Queste ultime – conclude Porto – prevedono 45 giorni per aprire le buste e c’è una programmazione a lungo termine. La mancata pulizia integrale del torrente sicuramente ha influito e bisogna capire tutto a monte. Il prossimo 14 ottobre ci sarà la gara per i tombini e si deve sollecitare la Città Metropolitana, in collaborazione con la Regione Siciliana, a riprendere il progetto per il canale di gronda, anche perché le acque provenienti dai paesi etnei si riversano in città e i tombini non sono in grado di reggere grosse quantità”.