GRAVINA DI CATANIA – Voci, fake news montate ad arte e preoccupazione collettiva che rischia di danneggiare persone e attività. Non sono state ore facili quelle vissute in questi giorni dai titolari e dai dipendenti del centro commerciale Lian Lian di Gravina di Catania (CT), a seguito di una vera e propria invettiva lanciata sui social nei confronti dei proprietari di nazionalità cinese.
Una valanga d’odio anche nei confronti degli stessi subalterni italiani, bersagliati da messaggi e commenti minacciosi. Casus belli della vicenda la falsa notizia di una presunta infezione da Coronavirus nata da chissà dove e diffusa irriguardosamente sui social network.
Nella cittadina etnea la bufala si è ingigantita passando di bocca in bocca, arrivando ad assumere contorni preoccupanti. A sgombrare definitivamente il campo da ogni dubbio, comunque, sono le parole di Alessia, una delle commesse di Lian Lian che è stata contattata dalla nostra redazione per descrivere la realtà dei fatti e mettere fine alla sgradevole vicenda.
“I titolari sono partiti in Cina per il Capodanno cinese, allora non c’era ancora questa notizia del Coronavirus e non la sapevano nemmeno loro. Non ha senso, dunque, che girino queste voci un po’ strane“, racconta la ragazza al telefono.
“Loro in Cina sono stati veramente pochissimo, una settimana”, continua Alessia. “Appena si è scoperta questa cosa, sono tornati perché sapevano che l’Italia avrebbe chiuso le frontiere”. Nessun contatto nemmeno con la città di Wuhan, da dove si è diffuso il contagio a livello internazionale. “Voglio precisare che si trovavano a 800 km di distanza, molto lontani. Hanno proceduto per prevenzione, per evitare molte cose. In aeroporto, comunque, hanno fatto i controlli e non hanno trovato niente“.
“A prescindere, sempre per prevenzione, sono rimasti a casa ma non ci sono fogli scritti che dicono ‘cautela’. Stamattina, comunque, sono venuti dottori e carabinieri, sarà stata forse qualche madre o qualcuno preoccupato a mandarli. Come abbiamo sempre detto, loro stanno benissimo“.
“Noi – prosegue la dipendente – l’abbiamo vissuta malissimo. Oltre ai titolari, siamo stati insultati anche noi. Ci è stato detto che dovevamo vergognarci e che avremmo sparso la malattia come la peste. Cose molto cattive, è soltanto l’ignoranza che parla. Oltre a post e stati sui social, non sappiamo che fare. C’è sempre qualche persona che va controcorrente, ci mancherebbe, ma desideriamo che in molti si calmino. Questi insulti non hanno senso. Non sappiamo da dove siano partiti“.
Anche l’attività economica ha risentito della fake news diffusasi a macchia di leopardo. “Con la notizia del Coronavirus già molte persone non sono venute, inoltre con la diffusione di questa voce non vera non è venuto più nessuno. Dalle 10-20 persone al giorno, adesso ci siamo ridotti a 3-4″. Smentita anche la voce della temporanea chiusura del negozio: “Non abbiamo chiuso, l’attività è sempre stata aperta“.
Con i titolari a riposo, sono stati i dipendenti, in questi giorni, a mandare avanti il negozio senza non poche difficoltà e problemi. “Ci abbiamo provato. Abbiamo provato a smentire tutto. In molti ci sono venuti contro, ma ovviamente c’è stato un calo economico“, continua la commessa.
“Noi non facciamo cassa, non gestiamo la situazione economica però lo vediamo con i nostri occhi. Noi stessi stiamo facendo dei turni, stando a volte a casa, perché non c’è nemmeno guadagno per noi stessi. È un po’ triste, anche le nostre famiglie si sono spaventate e le persone che ci conoscono ci hanno detto di allontanarci. Cose brutte, ne abbiamo risentito più moralmente che economicamente“, conclude Alessia.
La speranza, adesso, è che i titolari e i dipendenti dell’attività possano ben presto ritornare a vivere la loro quotidianità, al riparo da qualsiasi messaggio ingiurioso e da commenti spregiudicati.
Fonte immagine Google Maps