Estorsioni, droga e controllo del territorio: la “mappa” del crimine del clan Santapaola-Ercolano

Estorsioni, droga e controllo del territorio: la “mappa” del crimine del clan Santapaola-Ercolano

CATANIA – Su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Catania nei confronti di 31 persone, dei quali 21 portati in carcere e 10 posti agli arresti domiciliari.

Sono stati impegnati su tutto il territorio nazionale oltre duecento carabinieri del comando provinciale di Catania, aiutati dai reparti specializzati compagnia di Intervento Operativo del XII° Reggimento “Sicilia”, Nuclei Cinofili ed Elicotteri e ha riguardato figure di spicco e semplici affiliati della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano attiva nel capoluogo etneo e con ramificazioni in tutta la provincia.

Gli arrestati sono responsabili, a vario titolo, di delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e altri reati. L’odierna indagine ha permesso di svelare l’articolazione della struttura interna della famiglia catanese di cosa nostra, identificando la presenza di figure verticistiche con ruoli di responsabilità ben definiti.

È stato accertato, come già emerso in passato, che l’associazione Santapaola-Ercolano è articolata in gruppi territorialmente localizzati, a capo di ciascuno dei quali è posto un responsabile, tenuto a dar conto del proprio operato al reggente pro tempore dell’intero sodalizio, carica suddivisa tra Francesco Santapaola, Antonio Tomaselli e Aldo Ercolano negli anni 2015/2016.

L’indagine parte da un episodio avvenuto nel marzo 2015 a seguito della denuncia di un tentativo di estorsione da parte di un imprenditore. Sono scattati dunque accertamenti che hanno permesso di verificare la responsabilità degli indagati. Ogni gruppo era radicato su una propria zona territoriale di influenza e dotato di un’autonomia decisionale e operativa limitata dall’esigenza di rispondere, per i fatti importanti, ai vertici del clan.

In particolare, l’indagine si è concentrata sul gruppo di “San Pietro Clarenza e Barriera” e il gruppo di “Lineri”, operativi nei territori di Camporotondo Etneo, San Pietro Clarenza, Misterbianco e Belpasso. Sono stati accertati e contestati oltre 30 episodi di estorsione, sia tentata che consumata, oltre a traffico di stupefacenti e intestazione fittizia di società.

Il “clan”, per affermare la propria esistenza e per assicurarsi una sostanziosa fonte di sostegno economico, ha pianificato e attuato un vasto e capillare sistema di estorsioni attraverso anche gravi atti intimidatori, dagli attentati alle attività produttive fino alle aggressioni agli imprenditori. Gli importi richiesti alle imprese vessate si aggiravano tra i 3mila e i 5mila euro annui a cadenze periodiche.

È stato invece certificato che le somme frutto degli affari illeciti, oltre che essere destinate alle famiglie dei detenuti, venivano reinvestite in attività imprenditoriali nel settore ludico e dei trasporti attraverso dei prestanome, in modo da evadere le disposizioni di legge. Un dato particolare riguarda la collaborazione di oltre 15 vittime di estorsione che hanno contribuito ad abbattere il muro di omertà.