Emergenza incendi in Sicilia: un calvario che sembra non finire mai

CATANIA – L’emergenza incendi in Sicilia, a causa in primis del clima stagionale che ha avuto punte di 45 gradi, è una grana che negli ultimi giorni è diventata sempre più pregnante e in alcuni luoghi le conseguenze sono state al limite del tollerabile. Sviluppatisi in zone agresti, si sono propagati in proporzioni notevoli arrivando quasi a lambire le civili abitazioni o persino arterie stradali di grande interesse per il traffico dell’isola, con continue segnalazioni al centralino dei Vigili del fuoco. L’appello di politici non è mancato, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica.

Tra le cause scatenanti però, oltre al clima, si aggiungono spesso diverse problematiche che stanno a monte della questione e che spesso causano l’indignazione dei cittadini siciliani e persino degli addetti ai lavori che svolgono la propria mansione, alcune volte 24 ore su 24. Buona parte degli incendi sono di natura dolosa, con la mano dell’essere umano che ci mette del suo, sia in modo inconsapevole sia con intenzionalità, come nel caso dei piromani.

In altri casi le sterpaglie, che si riproducono, non vengono rimosse nei tempi prestabiliti da parte dei proprietari dei terreni. A ciò si aggiunge anche il mancato raggiungimento in tempi giusti di accordi riguardanti la prevenzione degli incendi.

La collaborazione tra i diversi enti preposti viene messa sempre al primo posto e di ciò ce ne dà conferma il primo consulente per l’emergenza e la Protezione Civile del Comune di Catania Salvo Consoli: “Siamo in uno stato di emergenza e non possiamo parlare di prevenzione perché non è stata fatta nei tempi giusti. L’incendio di San Giuseppe La Rena, avvenuto accanto a una fabbrica di legnami è un esempio in tal senso, in quanto malgrado la fabbrica fosse in regola, i proprietari dei terreni incolti circostanti non hanno rispettato le ordinanze del sindaco per ridurre le sterpaglie. La collaborazione con gli altri organi preposti, tra cui anche l’ufficio regionale di Protezione Civile, i sindaci dei comuni limitrofi e la Regione, c’è e di ciò ne è una prova la fornitura di autobotti per lo spegnimento tra noi e i pompieri e anche da parte della Sidra, mentre con l’Asi abbiamo avuto un tavolo tecnico per verificare insieme la situazione dei capannoni abbandonati. Il piromane ha le sue colpe, ma puntare il dito contro chi causa gli incendi non ha senso ed è molto più efficace la collaborazione tra tutti noi per evitare di fare danno e tutelare la salute dei cittadini. Il nostro piano viene aggiornato di anno in anno e le zone più a rischio naturalmente variano”.

Ma alla base dell’enorme disagio c’è un altro grande problema che non passa affatto inosservato, ovvero la carenza di personale all’interno del corpo dei Vigili del Fuoco in situazioni di emergenza. Di questo ne abbiamo parlato con Santo Re, segretario provinciale del Conapo, sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco. “Il numero delle chiamate al nostro centralino in questo periodo è aumentato in modo esponenziale – commenta Re –. Il 70 % sono per incendi boschivi o di sterpaglia, ma anche in città. Il nostro personale è impegnato h24 nell’estinzione di questi incendi e ciò a causa della mancata attivazione delle convenzioni con la Regione Sicilia per quanto riguarda l’antincendio boschivo che da 5 anni noi chiediamo che entri in vigore e che soprattutto venga concordata prima dell’ondata di caldo con vasto impiego di forze umane. Io a Catania ho chiesto che la convenzione venga attivata con l’Oasi del Simeto, ma il sindaco non ci dà retta. Gli incendi avvenuti in periferia partono dai boschi fuori città, ma poi arrivano a lambire le abitazioni, numerose anche in periferia, con la conseguenza che i cittadini vi si barricano dentro. In merito a ciò abbiamo chiesto al sindaco l’avvio di un’opera di bonifica in diverse zone di verde incolto, come via Dei Piccioni, rimasta incompleta e nella quale sono presenti anche rifiuti che aumentano il rischio di incendio, ma lo stesso discorso vale anche per l’Annunziata a Messina, in quanto la zona è impervia. La mancata convenzione ci impedisce di avere un personale a terra adeguato per intervenire nei diversi casi di incendio, tra cui quelli che avvengono vicino alle autostrade, e soprattutto il nostro lavoro 24 ore su 24 straordinario ci rende davvero stremati. Per non parlare dello smembramento del Corpo Forestale che ha visto il trasferimento di 12 elicotteri a noi, dei quali solo 3 sono attivi. Ripeto, chiediamo di attivare la convenzione con il Comune di Catania e con la Regione Sicilia che continuano a latitare e in tutta la regione deve essere attivata la campagna Antincendio Boschivo con 14 squadre a terra. Con la convenzione si risparmierebbe anche sull’intervento dei canadair. Gli uomini sono pochi e i mezzi ci vengono forniti anche da altre regioni e per avere la convenzione ci siamo rivolti pure a Roma al ministro dell’Interno Marco Minniti. Dobbiamo pensare in modo preventivo e non aspettare di avere la terra bruciata. A San Giuseppe La Rena per esempio sarebbe dovuto andare l’Antincendio Boschivo dell’Oasi del Simeto per segnalare subito il principio di incendio e spegnerlo sul nascere”.

Una campagna di sensibilizzazione per i cittadini per prevenire gli incendi è d’obbligo e le responsabilità di chi li causa sono tante e “quando si butta una cicca in una zona che sembra una discarica – conclude Re – si deve mettere nel conto che può nascere un incendio. Il dolo che deriva da questa situazione si può evitare, come anche una situazione come quella dell’A18 in cui gli automobilisti facevano l’inversione a U sulla propria carreggiata”.

Infine l’assessore al Verde del comune di Catania Rosario D’Agata rassicura: “L’origine degli incendi è dolosa, ma il caldo fa la sua parte. Nei prossimi giorni avremo un incontro in Comune per completare la mappatura delle zone a rischio e i nostri interventi con le autobotti sono immediati”.