CATANIA – Su proposta della Procura della Repubblica, i finanzieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un provvedimento di applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo Sezione Misure di Prevenzione, finalizzato al sequestro di un patrimonio illecito nella disponibilità di Gioacchino Massimiliano Intravaia, affiliato di spicco di Cosa Nostra etnea (clan Mazzei, i “Carcagnusi”), e di sua moglie Concetta Simona Mazzei, figlia del capo storico del clan Santo Mazzei e sorella di Sebastiano Mazzei, detto Nuccio.
Il sequestro ha interessato 3 appartamenti siti in Catania e un bar, con tutti i relativi beni aziendali, nonché disponibilità finanziarie riconducibili a Intravaia e a sua moglie, per un complessivo valore di circa 335mila euro.
In particolare, le indagini condotte dai militari della compagnia di Catania hanno evidenziato che i coniugi, negli anni dal 2000 al 2016, non avevano entrate reddituali sufficienti a giustificare le spese correnti e l’acquisto dei beni oggi sequestrati, patrimonio evidentemente acquisito con denaro provento delle attività delittuose di Intravaia.
Al di là delle rilevate frequentazioni con soggetti gravati da importanti precedenti penali e di polizia, Gioacchino Massimiliano Intravaia risulta coinvolto nelle seguenti vicende giudiziarie:
Dalla lettura delle ordinanze cautelari richiamate viene in risalto la sussistenza dell’affectio societatis che legava Intravaia ad affiliati di spicco della consorteria mafiosa di appartenenza. Nello specifico, il contributo associativo prestato al sodalizio dal proposto travalicava il mero rapporto di parentela con i reggenti del clan e si estrinsecava nell’affiancare Santo Mazzei nella gestione del gruppo mafioso.
Intravaia, infatti, lo ha sostituito durante i periodi di carcerazione occupandosi del traffico di stupefacenti agevolando il sistematico rifornimento delle piazze di spaccio, partecipando a riunioni riservate aventi a oggetto questioni rilevanti per la sussistenza e il consolidamento della compagine criminosa (gestione della cassa del clan e punizione degli affiliati resisi autori di mancanze) nonché dimostrando di saper interagire proficuamente con esponenti di altri sodalizi per la cura di affari comuni.
Gli elementi raccolti durate le attività investigative svolte dalla Guardia di Finanza di Catania hanno consentito di provare, sin dell’anno 2000 l’affiliazione mafiosa di lntravaia e la sua pericolosità “qualificata”.
Sulla base, dunque, dei descritti plurimi, gravi e concordanti elementi indiziari, il Tribunale etneo ha ritenuto Gioacchino Massimiliano Intravaia soggetto gravato da pericolosità sociale e che i beni e le attività economiche acquisite dal 2000 al 2016 rappresentino il frutto e/o il reinvestimento dei proventi delle attività illecite, ininterrottamente commesse dagli stessi, avvalendosi dell’appoggio anche di soggetti appartenenti a clan mafiosi etnei.
Gli approfondimenti effettuati dai finanzieri della compagnia di Catania su delega del gruppo di lavoro delle misure di prevenzione sono, quindi, consistiti nella messa a sistema del vasto compendio indiziario a carico di Gioacchino Massimiliano Intravaia e della moglie Concetta Simona Mazzei tratto dall’esame di documentazione bancaria e contabile, dalle evidenze di atti pubblici e scritture private nonché dalle evidenze desunte dalle indagini eseguite nell’ambito dei molteplici procedimenti penali rassegnati.
I complessi accertamenti patrimoniali eseguiti hanno permesso di tracciare analiticamente il profilo soggettivo dei coniugi Intravia/Mazzei, di ricostruire il quadro patrimoniale a loro riconducibile, individuandone gli asset illecitamente accumulati con risorse finanziarie di provenienza illecita.
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