CATANIA – Durante un’interrogatorio del Gip, Luciano Valvo, un 55enne fermato dai carabinieri per concorso in omicidio, ha dichiarato di essere innocente e di aver solo dato un passaggio in auto alla persona in questione. Tuttavia, si è poi avvalso della facoltà di non rispondere.
La Procura di Catania lo accusa di aver accompagnato Salvatore La Motta, l’ergastolano che poi si è suicidato, sul luogo del delitto di Melina Marino con la sua Volkswagen Golf nera. Il difensore di Valvo ha negato queste accuse, sostenendo che l’analisi del GPS dell’auto e il fatto che Valvo non avesse un cellulare per comunicare va a suo favore.
Alla fine dell’interrogatorio, l’avvocato ha presentato un’istanza di scarcerazione immediata per il concorso in omicidio e, in alternativa, la concessione degli arresti domiciliari. Il provvedimento di fermo si basa sulle indagini dei carabinieri di Giarre e del nucleo investigativo di Catania.
La prima vittima
La prima persona a essere stata assassinata, Melina Marino, è stata colpita con un proiettile alla testa mentre si trovava all’interno della sua automobile parcheggiata lungo la strada. L’assassino è sceso da un’altra vettura e ha sparato alla donna che sedeva sul lato del conducente.
La seconda vittima
A breve distanza di tempo, un’altra persona, Santa Castorina, è stata assassinata con due colpi d’arma da fuoco alla testa. Le forze dell’ordine hanno eseguito numerosi controlli e perquisizioni su soggetti sospettati di essere coinvolti e stanno investigando su eventuali complici.
Chi è Salvatore La Motta
Salvatore “Turi” La Motta, che aveva una lunga storia criminale e era stato condannato all’ergastolo, si è tolto la vita sparandosi alla tempia davanti alla stazione dei carabinieri di Riposto.
Le indagini stanno ancora cercando di comprendere appieno i dettagli degli eventi, stabilire il movente degli omicidi e le relazioni tra le persone coinvolte. Potrebbe esistere un legame sentimentale tra l’assassino e almeno una delle vittime. Un individuo è attualmente in stato di interrogatorio per complicità in omicidio.
Salvatore La Motta, noto come “Turi”, stava scontando una pena detentiva all’ergastolo in regime di semilibertà. In questi giorni stava beneficrivendo di un permesso premio di una settimana, ma avrebbe dovuto tornare ieri, il giorno dei due omicidi, al carcere di Augusta, dove stava scontando la sua pena. Era stato condannato per associazione mafiosa e per un omicidio commesso prima del 2000. Secondo quanto emerso, trascorreva il giorno lavorando e la sera ritornava in carcere.
Salvatore La Motta era il fratello di Benedetto La Motta, noto anche come Benito o Baffo, che era considerato il rappresentante del clan Santapaola-Ercolano a Riposto. Benedetto è stato arrestato nel luglio del 2020, poiché sospettato di essere il mandante dell’omicidio di Dario Chiappone.
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