CATANIA – Rivendica ancora i propri diritti Serafina Strano, dottoressa siciliana di 52 anni,sequestrata e stuprata sul luogo di lavoro, la guardia medica di Trecastagni (in provincia di Catania), da un 26enne – Alfio Cardillo – nella notte tra il 18 e il 19 settembre 2017.
A due anni dal tragico evento che ha segnato inesorabilmente la sua vita, la donna “senza alcuna vergogna” (come detto dalla stessa a Montecitorio) si presenta ancora di fronte a tutti urlando a quella giustizia che ancora, da quanto dichiarato, sembrerebbe non esserle stata concessa.
Oltre al danno, anche la beffa: dopo la riduzione della pena del suo aggressore (dai 15 previsti agli 8 stabiliti), un nuovo “nemico” della donna sembrerebbe essere diventata l’Asp di Catania, che avrebbe respinto la richiesta di indennizzo di quest’ultima.
“In relazione al sinistro le comunichiamo che non possiamo effettuare alcun pagamento poiché il diritto all’indennizzo risulta prescritto”: questo il messaggio tanto gelido quanto informale recapitato alla donna, che dunque avrebbe dichiarato di sentirsi vittima di una profonda ingiustizia: “Paradossalmente il mio aggressore è in carcere, tutelato dallo Stato, e io sono sola, io combatto ogni giorno”.
Uno scambio di documenti: non sarebbe stato che questo per l’Asp di Catania, che nonostante all’inizio avesse rassicurato la donna dicendo che era “tutto a posto”, dopo sembrerebbe aver “corretto” questa versione dei fatti comunicando alla dottoressa che alle “scartoffie” avrebbe dovuto pensarci lei.
Da qui l’ultimatum: “Finora ho aspettato, ma dopo quanto è successo con l’assicurazione non lo farò più. Sono stata invitata a riunioni, a conferenze stampa, a far parte di un comitato. Ho ricevuto fiumi di parole di solidarietà e vicinanza, ma nei fatti non ho ottenuto nulla”.