CATANIA – La morte della piccola Elena, uccisa per mano della madre, Martina Patti, ha lasciato letteralmente senza parole la comunità catanese e non solo, sconvolgendo tutti dal profondo.
La domanda, a cui non ci sarà mai una risposta univoca e convincente, è sempre e solo una: “Perché?“. Non si può giustificare un gesto simile, né comprendere in alcun modo.
Arriviamo sempre dopo
La cosa peggiore è che noi arriviamo sempre dopo. Dopo che accade l’inverosimile e l’irreparabile. Adesso cerchiamo tutti di capire le motivazioni, “senza comprendere che ‘prima’ è la risposta. Prima ascoltare. Prima capire. Prima intervenire. Prima sostenere. Prima curare. Prima!”, sostiene la psicologa Ines Catania.
“La violenza è un problema culturale, è una responsabilità sociale, chiunque la eserciti. Perdonaci Elena. E senza fiaccolate, per favore. La luce va fatta prima nel buio delle anime“, prosegue.
Nel frattempo, chi non è coinvolto in prima linea reagisce in maniera differente: c’è chi rimane di stucco, chi vuole sapere i dettagli, chi non si capacita, chi piange, urla, si arrabbia, sta in silenzio o dice la sua. Accanto a tutto questo, ci sono anche coloro che rispondono alla violenza con la poesia o il disegno, sfogandosi su un foglio di carta.
L’illustrazione di Antonio Federico Art
Sul web, per esempio, è diventata virale un’illustrazione della pagina Antonio Federico Art dis-umanità illustrata in cui l’artista ritrae la bimba con un paio d’ali e un fumetto sulla sua testa recita: “Mamma dice che non posso restare con voi“.
Poi l’autore pubblica un post, che deve far riflettere: “Bisogna guardare oltre, siamo abituati a leggere una notizia dopo l’altra con troppa leggerezza. Sfogliamo un giornale o scrolliamo le schermate dal nostro smartphone dove si susseguono fatti di ogni specie. Fatti, gesti, azioni realmente avvenute, tutte nascoste dietro un titolo“.
E ancora: “Per questo credo sia di fondamentale importanza caratterizzare la notizia, approfondirla e ‘viverla’, rivederla per sentirla più vicina a noi. Essere empatici con ciò che accade intorno a noi, non essere automi e schiavi dell’indifferenza. Perché passiamo da una notizia all’altra con troppa leggerezza. Non è normale tutto questo“.
“Dovevo lasciare un segno”
“Quando oggi ho letto la notizia della piccola Elena, con rabbia ho iniziato a scrivere il mio pensiero. Poi nel disegnarla mi sono molto sfogato. Lo si può notare dai segni. Non sono riuscito a pranzare, dovevo lasciare un segno“, prosegue.
“Il disegno è composto dal tratto, che deriva da segni netti su una superficie, punti, linee, forme. Le linee poi si fanno istintive e nette, forti, incise come tagli. Codici visivi riconducibili al nostro contesto culturale. Non mi importa fare un bellissimo disegno, mi importa comunicare, arrivare al cuore del messaggio“, aggiunge.
“Scusaci piccola Elena”
Inoltre: “Il colore mi aiuta a entrare in quel mondo, a rendere l’atmosfera più magica. Spesso mi stupisco leggendo i vostri commenti, non pensavo che ciò che per me è sempre stato così naturale possa coinvolgervi così tanto come accade a me. Questo mi spinge a essere responsabile, qui non si parla di me, ma di umanità. Umanità illustrata per voi“.
“Scusaci piccola Elena perché noi adulti accecati da rabbia e frustrazioni per banalità assurde abbiamo dimenticato quanto sia divino il vostro sorriso, il dolce suono delle vostre voci, una manina che ti stringe la mano nel percorso della vita, e soprattutto abbiamo dimenticato che non molto tempo fa anche noi lo siamo stati, appunto bambini. Addio Piccola, che tu possa vivere nel calore eterno e nel profumo dei fiori più belli“, conclude.
La poesia in siciliano
Il dialetto siciliano regala sempre emozioni e, anche in questo momento tanto tragico e pieno di incredulità e dolore, per esprimere il concetto c’è chi ha “regalato” dei meravigliosi versi a Elena.
Riportiamo qui la poesia integrale, pubblicata da un utente sul gruppo Facebook Catania Vintage:
“Dormi bedda
Dormi nica
Lu Signuri
Ti Binidica
Dormi figghia
Non ti scantari
Ca’ nenti chiù ti po’ tuccari
Scorditi l’ultimi uri
Troppu chini di duluri
Chiudi l’occhi toi beddi
Stringici i manu a l’angileddi”.
Adesso Elena, costretta a un destino crudele, potrà trovare rifugio tra gli angeli, dove nessuno “potrà più toccarla” e non dovrà temere più nulla. Questa è l’unica speranza: di un riposo, finalmente, sereno.
L’unica mano a cui avrebbe dovuto aggrapparsi con tutta la forza possibile in vita, è stata quella che, invece, gliel’ha tolta per sempre. Non ci sono parole. Meglio restare in sacrosanto silenzio. Buon viaggio piccola e dolce Elena, che la terra ti sia lieve!
Fonte foto: Antonio Federico Art dis-umanità illustrata