Distribuzione Cambria, cassa integrazione e cessione ramo d’azienda: incontro oggi in prefettura

Distribuzione Cambria, cassa integrazione e cessione ramo d’azienda: incontro oggi in prefettura

CATANIA – Permangono molti dubbi dopo l’incontro di questa mattina alla prefettura di Catania voluto dal sindacato Ugl Terziario riguardo alla situazione nella quale versano i dipendenti del gruppo Distribuzione Cambria, proprietario dei supermercati a marchio Spaccio Alimentare.

Al centro del dibattito i problemi relativi alla cessione del ramo d’azienda e alla cassa integrazione per i lavoratori dei punti vendita, che al momento in tutta l’isola sono solamente due, uno all’interno del Centro Sicilia, a Catania e l’altro a Milazzo, nel Messinese.

Riguardo al primo aspetto si attende l’autorizzazione del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, sempre nel Messinese, che avrebbe non poche difficoltà a portare avanti la questione relativa al concordato preventivo.

Il vice segretario Ugl Terziario di Catania, Vito Tringale, spiega come uno dei problemi principali sia la stasi nell’ambito della cessione del ramo d’azienda.

“Oggi abbiamo richiesto all’azienda e al prefetto – afferma Tringale – il motivo per cui ancora le trattative sono ferme e loro hanno risposto che aspettano l’autorizzazione da parte del tribunale, ma i lavoratori non possono più aspettare, anche perché ci sono solo due punti vendita aperti in tutta la Sicilia. In mezzo c’è anche il concordato, per cui non è detto che il tribunale abbia delle garanzie. Auspichiamo che il prefetto faccia da tramite con l’Inps, che ha chiesto altri documenti, per gli ammortizzatori sociali e per accelerare il pagamento della cassa integrazione, perché il decreto è uscito il 5 aprile e i dipendenti, che non prendono gli stipendi da febbraio, devono riuscire a sopravvivere”.

Ma i punti vendita in ballo per la cessione sono tanti e anche qui c’è ancora molto da chiarire perché ci potrebbero essere diversi gruppi interessati all’acquisizione.

“Abbiamo chiesto se ci sono altre trattative – conclude Tringale – con ulteriori partners perché i punti vendita sono 21 e per alcuni ci sono problemi relativi alla superficie, che comporteranno quasi sicuramente una riduzione del personale”.

Immagine di repertorio