Disabilità: il disagio e l’intolleranza degli abili

CATANIA – Il pregiudizio comune è solito dipingere i disabili come individui tristi per definizione, persone che dalla vita hanno subito un torto, costrette a vivere senza poter dimenticare per un solo istante la loro condizione. Condannati a essere tristi e relegati in ospedali e case di cura o di riposo.

Chi vive trincerato dietro questo luogo comune finisce per credere che un disabile non possa sorridere, uscire e divertirsi. O almeno non possa farlo senza veder turbata la propria coscienza di abile. Non di rado il turbamento sfocia in una vera e propria intolleranza verso chi riesce ad andare al di là della propria disabilità. Ne sono prova i numerosi episodi che questa estate, da nord a sud, hanno spinto l’opinione pubblica a chiedersi quanto una persona diversamente abile sia veramente accettata dalla società.

Alberghi che rifiutano di accettare clienti non vedenti perché accompagnati dai loro inseparabili e indispensabili cani guida (violando la legge quarantennale che espressamente ne consente l’accesso in tutti gli esercizi e luoghi aperti al pubblico). Recensioni più che negative di strutture turistiche ree di non aver avvisato i clienti della presenza di turisti diversamente abili. Passando per principi del foro che chiedono con veemenza l’allontanamento dalla sdraio accanto alla loro, e dal lido stesso (in una zona balneare caratteristica del Siracusano), di un soggetto disabile “colpevole” di godersi una giornata di sole e di mare.

Anche quando beneficiati di generose consumazioni a titolo gratuito, i soggetti diversamente abili sono invitati a consumarle altrove per non inibire gli abituali avventori, come accaduto agli ospiti di un istituto etneo per malati psichici in un bar trecastagnese.

Discriminazioni contro le quali i parenti e gli animatori degli istituti che si occupano della cura dei disabili sono costretti a fare quotidianamente i conti.

Per gli assistenti sociali che si occupano delle problematiche legate ai disabili la radice di tanta intolleranza risiede nell’incapacità di solidarizzare con la reale condizione che li affligge: “La condizione dei diversamente abili oggi dipende da chi se ne occupa: se siamo capaci di vedere nei fratelli svantaggiati l’Alter Christus, tutto è più semplice e naturale. Infatti, se il mondo intero riconoscesse le disabilità come condizione non solo di privilegi, ma prima ancora come necessità di conseguire un diritto, non ci sarebbero intolleranze all’handicap e non si verificherebbero casi di insofferenza nei loro confronti”.

Lo sa bene Iacopo Melio, giovane disabile classe 1992 che nel 2015 ha fondato la Onlus “#vorreiprendereiltreno”, diventata rapidamente un punto di riferimento per la disabilità. Dalle colonne della sua pagina Facebook Iacopo ogni giorno risponde a numerose manifestazioni di sostegno e alle immancabili critiche. Ma il messaggio più importante contro l’intolleranza nei confronti dei disabili lo lancia lui stesso: “La vera disabilità è negli occhi di chi guarda, di chi non comprende che dalle diversità possiamo solo imparare. Disabile è chi non è in grado di provare empatia mettendosi nei panni degli altri, di mescolarsi affamato con altre esistenze, di adottare punti di vista inediti per pura e semplice curiosità. […] La mia carrozzina non è né più né meno di un paio di scarpe nuove con le quali iniziare viaggi, avventure, sogni, destini, speranze.
Se un giorno avrò dei figli sapranno che il dolore, quello vero, è nascosto nell’indifferenza e non nella malattia. Che i brutti spettacoli del mondo ce li ha sempre ‘regalati’ la cattiveria umana e mai la dignità. Che il mondo è popolato da persone diverse ma con gli stessi diritti. Che non esiste libertà abbastanza grande di quella che possiamo prenderci per essere felici
”.