Difficoltà, responsabilità, paure e tempi “stretti”: le madri lavoratrici si raccontano

Difficoltà, responsabilità, paure e tempi “stretti”: le madri lavoratrici si raccontano

CATANIA – Tanti pensano che sia uno dei mestieri più difficili del mondo ed è vero: fare la mamma è sicuramente una delle sfide più ardue che una persona possa trovarsi ad affrontare. È la madre, in genere, ad avere buona parte delle responsabilità legate alla casa e ai figli (anche se ovviamente esistono eccezioni) ed è solitamente la madre il genitore che segue più i bambini nei loro primi mesi di vita.

Chi, oltre a essere mamma, è anche una lavoratrice, si trova ad avere una duplice responsabilità, quella verso il proprio nucleo familiare e quella verso il proprio lavoro.

Se diverse donne, per un motivo o per un altro, si trovano costrette a scegliere tra la famiglia e la carriera, sono numerose le madri che, per necessità o per scelta, “fanno i salti mortali” per trovare e mantenere un equilibrio tra marito, figli e impiego.

In Sicilia, come nel resto d’Italia, spesso essere una madre lavoratrice non è una scelta facile: non è raro che una donna si trovi a dover rinunciare a determinati diritti per evitare il licenziamento o affronti disagi economici (e non solo) nel periodo della gravidanza e nei primi mesi di vita del proprio bambino.

“Ho la fortuna di essere un’impiegata statale e per questo ho molte più agevolazioni rispetto ad altre che si trovano nella mia situazione. Mi trovo in un ufficio in cui capiscono le mie esigenze, però so di colleghe vittime di ‘ostruzionismo’, che stanno riscontrando problemi per ottenere i giorni di ferie che spettano come diritto alle madri per le esigenze dei bambini. Molte di loro, nei casi peggiori, hanno dovuto rinunciare a lavorare”, racconta Giada, poliziotta e madre di un bambino di un anno.

Anche quando le leggi che agevolano le madri lavoratrici vengono applicate e rispettate, cosa che purtroppo non è sempre garantita, neanche a chi è stata assunta regolarmente e lavora da anni, diventare madri può comportare dei disagi, sotto diversi punti di vista.

“L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa a non garantire alcuni privilegi per le madri lavoratrici, anche se non nego che quelli che esistono sono fondamentali e molto importanti: per rimanere accanto a mio figlio per i primi mesi di vita, ho dovuto rinunciare al 70% del mio stipendio. Inoltre, più della metà delle mie ferie è andata persa. E tutto questo ha comportato anche una forte riduzione della mia tredicesima, afferma Giada.

“La difficoltà maggiore per me, però, è stata tornare a lavoro: lo Stato non mi ha dato subito la certezza di poter tornare a lavoro rimanendo qui con mio figlio e mio marito. Secondo la legge, avevo due possibilità: tornare dove lavoravo prima, al nord, lasciando marito e figlio a Catania, o trasferirmi con il bambino, mantenendomi lì senza alcun aiuto, nonostante affitto e asilo siano molto cari”, continua Giada. “Ho impiegato esattamente un anno per poter essere inserita, solo temporaneamente (per un tempo massimo di 6 mesi), a Catania: se fosse dipeso da me, avrei iniziato a lavorare già 3 mesi dopo il parto”.

A volte il problema, invece, è riuscire a far comprendere ai colleghi e ai superiori le proprie esigenze: “C’è chi crede che tutte le responsabilità siano solo del papà, visto come il ‘capo famiglia’, ma non è così. Ci sono datori di lavoro che non comprendono e non ti permettono di rimanere a casa quando è necessario. Qui in Sicilia, in particolare, questo accade spesso”, dichiara Ketty, donna in carriera e madre di un bimbo piccolo.

Oltre alle difficoltà burocratiche, le madri lavoratrici hanno sicuramente un altro problema: il tempo. Spesso gestire famiglia e lavoro può rivelarsi difficile, nonostante l’esistenza di agevolazioni come l’orario ridotto (naturalmente quando questo è regolarmente concesso), e richiede capacità organizzative e una grande forza d’animo.

“Sicuramente la difficoltà principale di essere una madre lavoratrice è quella di non avere abbastanza tempo da trascorrere con il proprio bambino. Bisogna essere in grado di organizzare tutto in maniera tale da lavorare senza trascurare la famiglia, afferma Sandra, madre di un 12enne e di un bambino di 11 mesi.

“La mamma che lavora è una mamma piena di ansie e di dolore, a volte anche di ‘depressione’: una madre pensa sempre ‘e se mio figlio non capisse che lavoro?’. E allora fa colazione con lui in braccio, si addormenta con lui attaccato al seno, anche se è stanca, e approfitta di ogni attimo libero per dimostrare quell’amore che a volte non può dimostrare 24 ore su 24 a causa del lavoro”, rivela Ketty.

Continuando il suo discorso, la giovane mamma precisa che le madri lavoratrici sono stanche, come tutte le madri e a volte anche di più, ma che devono mostrarsi forti e fare di tutto affinché i propri figli non si sentano “diversi” dagli altri o trascurati e possano sentire il “senso della famiglia”.

A prescindere da ogni difficoltà, però, la maggior parte delle madri concordano sul fatto che vi siano due cose in particolare che aiutano ad affrontare le difficoltà: il sostegno dei cari, per quelle donne fortunate che si trovano ad averne, e l’affetto dei figli.

“Senza dubbio, l’aiuto dei cari è una cosa fondamentale. Fortunatamente ho il sostegno di mio marito e di mia madre, che tiene il piccolo mentre lavoro, che per me è fondamentale: senza di loro, avrei dovuto smettere di lavorare per evitare di essere costretta a lasciare mio figlio all’asilo nido, dichiara Sandra.

“Ogni fragilità di una mamma, soprattutto se lavora, svanisce di fronte a un attimo passato con i propri figli. Le paure vanno sempre a letto con lei, ma ogni gesto d’amore dei suoi piccoli la ripaga di ogni sacrificio e la rincuora anche nelle giornate più buie”, conclude Ketty.

Immagine di repertorio