CATANIA – Da giorni vi raccontiamo della nuova legge firmata Lorenzin, che prevede una riforma della sanità sul versante della prescrizione di esami clinici.
Dopo aver sentito il parere di Domenico Grimaldi, vicepresidente siciliano dei medici di base di Fimmg, che ha definito il decreto un “modo poco intelligente di razionalizzare le spese“, abbiamo contattato il presidente provinciale Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) di Catania, Francesco Pecora, che non le ha mandate a dire al ministro della Salute Lorenzin riguardo la nuova norma.
“Questo provvedimento equivale ad entrare a piedi uniti sulla sanità. Non fa altro che abolire il concetto di prevenzione che da anni cerchiamo di inculcare nelle menti dei nostri pazienti. È una vergogna, questo è il risultato quando si fanno scrivere le norme da chi è ignorante“, ha tuonato Pecora.
Il provvedimento rientra nella campagna di tagli agli sprechi del governo Renzi, e si pone come obiettivo quello di limitare il più possibile l’esecuzione di esami preventivi non necessari.
“Non è questo il metodo di fare spending review, anche perché i costi diminuirebbero nell’immediato ma aumenterebbero in futuro poiché se un paziente non esegue accertamenti con continuità, rischia di sviluppare delle malattie come ictus, infarti o tumori che peserebbero in modo molto più importante nel meccanismo e nell’economia sanitaria“, ha continuato il rappresentante Snami.
Tutta la categoria dei medici, in particolare quelli di famiglia (i più coinvolti dal decreto), sono sul piede di guerra per impedire che la loro professionalità venga lesa.
“Il medico di famiglia è una figura fondamentale, è il medico di trincea. Non si può attaccare in modo così violento questa categoria. È del tutto assurdo e ridicolo creare del proibizionismo e del terrorismo nei camici bianchi e nei loro pazienti. Ed è altrettanto inutile fare dei tagli lineari senza né capo né coda“.
Intanto sono previsti scioperi e manifestazioni nei prossimi giorni per fare rettificare il provvedimento governativo.
“Il nostro intento è quello di svegliare le coscienze dei politici, in particolare di quelli che prima di essere onorevoli o senatori, erano dei medici. Mi disgusta che una volta conquistata una poltrona in Parlamento ci si dimentichi della propria deontologia professionale“, ha concluso Pecora.