Danni da maltempo, il Presidente di Cia Sicilia Orientale Favata chiede lo stato di calamità  

CATANIA – In seguito all’eccezionale ondata di maltempo che si è abbattuta sulla Sicilia Orientale, in particolar modo nelle province di Catania e Messina e con la caduta di cenere vulcanica, il presidente di Cia Sicilia Orientale Francesco Favata è stato a colloquio con il direttore dell’Ispettorato Provinciale di Catania Giovanni Sutera per chiedere interventi urgenti a favore degli agricoltori colpiti dall’evento atmosferico. Stato calamità Sicilia orientale

Si chiede, in particolare, lo stato di calamità per la Sicilia Orientale.

Stato calamità Sicilia Orientale: la lettera

In una lettera indirizzata all’Ispettorato Regionale all’Agricoltura, agli uffici di Catania, Messina e al Dipartimento Regionale della Protezione civile, Favata ha chiesto lo stato di calamità e che venga convocata in urgenza una riunione con tutte le organizzazioni di categoria per verificare “lo stato dell’arte dei sopralluoghi e delle delimitazioni”.

Favata ha chiesto dei controlli, così come prevede la normativa. Inoltre richiede un accertamento dei danni alla produzione e alle strutture delle aziende agricole.

Il vento impetuoso, che ha superato anche i cento km orari, ha provocato ingenti danni alle produzioni con cascola e danneggiamento dei frutticini già allegati negli agrumi, nei pistacchi, nelle nocciole, nell’uva da tavola e da vino, negli ulivi  e in tutta la frutta estiva“, ha detto Favata.

I danni per il maltempo

Le piogge persistenti hanno compromesso il raccolto delle colture primaverili e della frutta estiva a causa dell’eccesso di umidità fuori stagione.

Inoltre proprio l’eccesso di acqua fa registrare forti danni anche alle colture erbacee, come il grano duro, che ne determina l’allettamento e una riduzione della qualità.

Anche le colture foraggere in fase di fienagione sono del tutto compromesse. Si registrano danni alle serre con conseguenti danni alle colture orticole e florovivaistiche.

Ad aggravare la situazione la caduta di cenere vulcanica, nei territori di Adrano, Bronte, Biancavilla. Ma anche nella città di Catania e in alcuni comuni del calatino come Palagonia, Mineo e Ramacca.