Dalla città ai paesi, dai rifiuti all’energia rinnovabile: il clan Cappello-Bonaccorsi tra Sicilia e Calabria

CATANIA – Un’organizzazione su larga scala e ramificata per aree. C’è chi comandava l’intero clan, chi la città, chi i paesi etnei.

Grazie all’operazione Penelope, che ha portato all’arresto di 31 persone, è stato possibile analizzare la forte presenza dell’organizzazione mafiosa sul territorio catanese. Una crescita sempre maggiore sul mercato etneo, e non solo, il cui punto di forza non era circoscritto solo al commercio di sostanze stupefacenti, ricettazione ed estorsione.

Quella dei Cappello-Bonaccorsi, infatti, era diventata una vera e propria organizzazione con le mani nell’imprenditoria. Gli ordini venivano direttamente dal capo clan, Salvatore Cappello, che, seppur già detenuto con il regime 41 Bis, impartiva ordini attraverso la figura della moglie, Maria Rosaria Campagna.

Le indicazioni, venivano recapitate ai massimi responsabili: Santo Strano, Giovanni Catanzaro, Giuseppe Lombardo, Salvatore Salvo e Calogero Balsamo. Questi ultimi due erano rispettivamente responsabili della città e dei paesi.

Così, potevano essere gestite le numerose piazze di spaccio, ma anche i rapporti con l’imprenditoria, specie quella legata alle energie rinnovabili. Dalle indagini, infatti, è emerso che Balsamo era entrato in contatto con un azionista lombardo, che aveva deciso di investire su Belpasso. Il tutto dopo che nel cantiere, nel 2011, era stato messo a segno un colpo che aveva portato via materiale fotovoltaico per 150 mila euro. Attraverso l’imprenditore, quindi, il gruppo mafioso ha potuto mettere le mani su diverse attività locali, oltre che vantare diversi presunti crediti: fino a 6 milioni di euro.

Ed è proprio attraverso il “recupero crediti”, che le casse del clan ottenevano numerosi benefici. Attraverso questi aiuti, infatti, i Cappello-Bonaccorsi si assicuravano almeno metà della somma recuperata, oltre che il rapporto stretto con diversi imprenditori, entrando di fatto nel mondo del commercio e degli investimenti. E, per essere ancora più presenti, non mancavano le richieste di assunzione di parenti o affiliati.

Tra gli imprenditori, spicca la figura di Giuseppe Guglielmino, attivo nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti e noto come responsabile della “Geo Ambiente”, la “Clean Up”, e la “Eco Business”. Un prestanome abile nel settore, tanto da riuscire ad assicurarsi “lavoro” anche nelle province di Ragusa, Siracusa e in alcune della Calabria.